Trento, omicidio della pastora etiope Agitu Gudeta: condannato a 20 anni l’uomo che lavorava con lei

Suleiman Adams, aiutante di Agitu Gudeta, che poche ore dopo aveva confessato il delitto della pastora etiope, è stato condannato a 20 anni di carcere.

Trento, omicidio della pastora etiope Agitu Gudeta: condannato a 20 anni l’uomo che lavorava con lei

Ricorderemo tutti il terribile delitto della pastora etiope Agitu Ideo Gudeta, che venne uccisa a martellate il 29 dicembre del 2020, nella sua abitazione di Frassilongo, in valle dei Mocheni, in Trentino, dove l’imprenditrice aveva fondato l’azienda “La capra felice”.

Finalmente giustizia è stata fatta dato che, al termine del procedimento con rito abbreviato, il tribunale di Trento, lunedì, ha condannato a 20 anni di reclusione Suleiman Adams, 34enne, all’epoca collaboratore di Agitu, che era stato assunto come dipendente nel suo allevamento di capre, per aver prima violentato e poi ucciso la donna.

Il processo

All’omicida non sono state riconosciute neppure le attenuanti generiche e la pena inflitta è stata superiore alla richiesta dell’accusa, dato che il pm Giovanni Benelli aveva chiesto una pena complessiva di 19 anni e 4 mesi, 15 per l’omicidio volontario e 4 anni e 4 mesi per il reato di violenza sessuale. Adams dovrà anche risarcire con 50.000 euro a testa i fratelli e la sorella dell’imprenditrice, che con la sua storia era diventata un simbolo di integrazione.

La difesa del giovane ghanese, invece, ha puntato molto sul movente economico.“Da due mesi e mezzo non riceveva lo stipendio, circa 2.000 euro, come dimostrano anche i movimenti bancari”, ha detto l’avvocato dell’imputato in aula, ricordando come quei soldi gli servissero per mantenere i quattro figli e altri familiari nel paese natale. Secondo la difesa, i mancati pagamenti lo avevano spinto a uccidere.

Chi era Agitu Gudeta

Agitu era un’imprenditrice che si era trasferita in Trentino dall’Etiopia dove, come attivista politica contro il “land grabbing”, aveva ottenuto in cambio le attenzioni del governo. A Trento si era laureata in Sociologia ed era rimasta affascinata dalle capre, seguendo un progetto con una tribù dei Boran in Etiopia.

In Trentino aveva deciso di investire nell’allevamento di capre autoctone a rischio estinzione prima in valle di Gresta e poi in valle dei Mocheni Nella sua attività, aveva accolto diversi richiedenti asilo, trasformandola nel contempo in un avamposto culturale. Il suo esempio di commistione tra culture si è interrotto nella mattinata del 29 dicembre 2020 quando è stata colpita al capo dal suo aiutante.

Continua a leggere su Fidelity News