Tre anni di indagini e quattro di processo per un furto di pantofole al centro commerciale

A Palermo, il furto di pantofole da parte di una donna, le costa una condanna e un processo lungo quasi 8 anni che ha trovato la sua assoluzione soltanto oggi. Ecco come sono andati i fatti.

Tre anni di indagini e quattro di processo per un furto di pantofole al centro commerciale

Alcuni casi e storie relative al mondo della giustizia possono far davvero arrabbiare. Un esempio in tal senso è descritto da Palermo Today che racconta di caso di giustizia durato per ben tre anni di indagini e un processo lungo 4 anni che ha portato a dieci udienze e più di 300 € di spese a carico o sarebbe meglio dire a danno degli stessi contribuenti. Sono i numeri di un caso giudiziario che ha trovato finalmente la sua degna conclusione. 

Il motivo per cui la donna è stata imputata riguarda il furto di un paio di pantofole che ammontano al valore di 19.99 € avvenuto all’interno di un centro commerciale.  Il suo gesto ha immediatamente fatto scattare l’allarme, in seguito al quale la donna ha giustamente deciso di restituire la merce, tra gli imbarazzi e le lacrime. In seguito a un lungo iter burocratico, la donna è stata finalmente assolta dalla seconda sezione della Corte d’Appello. 

L’avvocato della donna aveva invocato, sin da subito, il grado di punibilità, ma il giudice non ha voluto sentire ragioni in tal senso e la donna è stata condannata a un mese e 50 € di multa. Il fatto risale al 24 maggio 2013, quando l’imputata, 32enne, all’epoca dei fatti, con un lavoro part time e un figlio minorenne a carico, fa scattare l’allarme del centro commerciale per il furto di pantofole commesso. 

Nonostante la donna si renda conto del furto commesso e abbia restituito la furtiva, il titolare del negozio decide di chiamare i Carabinieri per il quale scatta immediatamente l’accusa. Un caso per il quale il pm decide di tenere il fascicolo aperto per ben tre anni fino a quando la colpevole viene citata in giudizio nel settembre 2016 con la prima udienza che ha sede a partire dal 12 maggio dell’anno successivo. 

Considerando il danno lieve che ha arrecato, la donna deve comunque pagare per la pena con un progetto di volontariato da svolgere per due volte a settimana. Il giudice ritiene il progetto di volontariato blando chiedendo alla donna di svolgerlo per un anno circa, ma al suo netto rifuto in quanto non riesce a conciliarlo con il lavoro, il giudice non ammette repliche. 

Nel processo, nonostante la donna si dichiari pentita, il pm non ha pietà per lei e la condanna a quattro mesi con il pagamento della multa pari a 200 €. L’avvocato della donna va avanti con l’assoluzione citando anche alcune sentenze, ma si risolve con un nulla di fatto. Finalmente, il 6 novembre del 2019, la donna, considerando anche la sua collaborazione in seguito al reato, viene condannata a un mese con il pagamento di 50 € più le spese processuali. All’appello, la donna è finalmente assolta. 

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