Sono ben 31 le aziende del Nord Italia che risultano indagate per aver trasportato grano sfuso all’interno degli stessi rimorchi che contenevano rifiuti tossici altamente pericolosi per la salute. La maxi-operazione transnazionale che ha portato a questa inquietante scoperta è stata condotta dal Corpo Forestale dello Stato, ed ha permesso agli inquirenti di sporgere denuncia nei confronti di 37 autotrasportatori che dovranno ora rispondere delle accuse di adulterazione, falso e trasporto di rifiuti speciali pericolosi. Le indagini sono durate circa 10 mesi, ed hanno messo sotto la lente d’ingrandimento un grosso traffico di grano e rifiuti tossici proveniente dall’Europa e diretto verso l’Italia, e viceversa.
Tutto è cominciato da Reggio Emilia, dove l’operazione “Grano Sicuro” ha avuto inizio, sotto la coordinazione del sostituto procuratore Valentina Salvi. “Grano Sicuro” è stata condotta dal Nucleo Investigativo di polizia ambientale e forestale di Reggio, in collaborazione con la sezione anticrimine del comando regionale di Bologna, e si è conclusa solo dopo una lunghissima serie di appostamenti ed indagini, che hanno permesso di raccogliere una nutrita documentazione riguardante l’operato illegale di ben 31 aziende con sede nell’Italia settentrionale. Gli sforzi degli inquirenti si sono focalizzati in particolare nel controllo del traffico presso l’interporto di Verona, sia su rotaia che su gomma; da qui i container venivano spediti verso otto mulini situati nelle province di Reggio, Bologna, Modena, Parma e Mantova.
Gli agenti hanno così potuto scoprire che i camion erano in possesso sia delle autorizzazioni necessarie al trasporto di prodotti alimentari sfusi, sia al trasporto di rifiuti pericolosi. In questo modo, gli autotrasportatori potevano tranquillamente scaricare grano ed altri cereali presso i mulini interessati dall’inchiesta, e dirigersi poi verso i siti di stoccaggio e produzione di rifiuti tossici come amianto, fanghi di depurazione e scarti industriali di vario genere, che venivano in questo modo caricati all’interno degli stessi contenitori e portati in giro per l’Europa.
Una pratica altamente rischiosa per la salute dei consumatori, oltre che illegale, tant’è che lo stesso Albo Nazionale dei Gestori Ambientali non permette di “Utilizzare mezzi e recipienti che hanno contenuto rifiuti pericolosi per il trasporto di prodotti alimentari”. Gli agenti hanno pertanto posto sotto sequestro circa cento tonnellate di grano sfuso in 21 diverse province, localizzate nei territori di Veneto, Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte e Trentino Alto Adige. Tra i 37 indagati figurano invece 14 tedeschi, 9 italiani, 5 ungheresi, 5 austriaci, 3 sloveni ed uno slovacco, tutti autotrasportatori.