Trasfusione forzata a una testimone di Geova: guarita dopo l’intervento, denuncia i medici ma il tribunale li assolve

Il tribunale di Napoli ha assolto due medici dell’ospedale Cardarelli, accusati da una paziente testimone di Geova di averle imposto una trasfusione contro la sua volontà, ritenendo che l’intervento fosse l’unica via per salvarle la vita.

Trasfusione forzata a una testimone di Geova: guarita dopo l’intervento, denuncia i medici ma il tribunale li assolve

Una vicenda complessa, al confine tra etica medica, libertà religiosa e diritto alla salute, si è conclusa a Napoli con una sentenza di assoluzione piena per due medici dell’ospedale Cardarelli. Il caso risale al 2018 e riguarda una donna di origini filippine, appartenente alla comunità dei Testimoni di Geova, che fu ricoverata in condizioni molto gravi nel reparto di ginecologia.

All’atto del ricovero, la paziente aveva presentato le Direttive anticipate di trattamento (Dat), con cui dichiarava esplicitamente di rifiutare qualsiasi trasfusione in base al proprio credo religioso, un diritto riconosciuto dalla legge sul biotestamento approvata l’anno precedente. Nonostante la chiarezza del documento, la situazione clinica della donna si aggravò rapidamente. I medici che la avevano in cura tentarono più volte di convincerla a riconsiderare la sua posizione, spiegando che il peggioramento del quadro rendeva l’intervento urgente e che, senza l’apporto di emoderivati, le possibilità di sopravvivenza sarebbero state minime.

La paziente ribadì il proprio rifiuto, anche verbalmente, ma quando le venne chiesto di firmare un nuovo documento per confermare la decisione, si tirò indietro, temendo di non comprendere appieno i termini legali, a causa di difficoltà linguistiche. Secondo quanto emerso in aula, i medici interpretarono questa esitazione come una forma di incertezza e, considerando l’imminente rischio per la vita della donna, decisero di procedere ugualmente alla trasfusione.

L’intervento riuscì e la paziente si ristabilì completamente, tanto da essere dimessa dopo alcuni giorni. Tuttavia, poco tempo dopo, decise di sporgere denuncia contro i due sanitari, accusandoli di violenza privata per aver agito contro la sua volontà. Il caso giunse davanti al gup del tribunale di Napoli, Armonia De Rosa, che dopo dodici udienze ha assolto entrambi i medici con formula piena, stabilendo che il fatto non sussiste.

La decisione è stata accolta con soddisfazione dai legali dei due professionisti, che hanno sottolineato come il loro intervento sia stato guidato esclusivamente dall’urgenza e dal dovere di salvare una vita. Anche il pubblico ministero, Ciro Capasso, aveva richiesto l’assoluzione, ritenendo che non vi fosse alcuna violazione intenzionale dei diritti della paziente. Gli avvocati della donna hanno invece dichiarato di voler attendere il deposito delle motivazioni della sentenza, previsto entro novanta giorni, per valutare un eventuale appello. La paziente, secondo la sua versione, si sarebbe sentita privata della libertà di scelta e della possibilità di rispettare i propri valori religiosi, un tema che da anni alimenta il dibattito sul rapporto tra autodeterminazione e responsabilità del medico.

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