Quella che arriva da Trani, nell’omonima provincia della Bat, in Puglia, è una vicenda che ci fa capire di come, alcuni imprenditori, siano pronti a sfruttare il prossimo con delle paghe da fame, e con orari lavorativi ai limiti dell’assurdo. Infatti, ad un ragazzo diplomato che ha appena terminato gli studi presso l’istituto Alberghiero, è stata fatta una proposta di lavoro che prevede 12 ore di impiego giornaliere per una paga che si aggira sui 15 euro al giorno. Alla fine del mese, mettendo in conto che il giovane lavorerebbe ogni giorno della settimana, sette giorni su sette, toccherebbe una misera paga di 450 euro.
Un genitore del ragazzo, avendo appreso della proposta, ha pubblicato un duro sfogo sui social. “Assurdo, vergognoso, ma vero… Proposta di lavoro, giunta a mio figlio, diplomato all’alberghiero: 12 ore di lavoro al giorno, con una paga giornaliera di €15” – così ha scritto il genitore, che si dice quindi indignato per questa offerta lavorativa. Il figlio vuole darsi da fare per fare esperienza sul campo e cominciare a lavorare nel settore per cui ha studiato, questo sfruttando anche la stagione estiva, periodo nel quale dovrebbe essere più facile trovare lavoro nella ristorazione e in tutte le attività connesse al turismo.
Difficoltà a reperire personale
L’episodio in questione capita tra l’altro in un periodo molto particolare, in cui è acceso il dibattito anche all’interno dell’opinione pubblica circa la difficoltà dei ristoratori a trovare personale. Molti locali, infatti, lamentano il fatto che nessuno voglia andare a lavorare presso di loro, questo nonostante nella stragrande maggioranza dei casi vengano offerti contratti di lavoro a norma.
Ovviamente non bisogna fare di tutta l’erba un fascio. Il caso del locale tranese che ha proposto questa offerta di lavoro è isolato, e non tutti i ristoratori o gli operatori del turismo si comportano in questa maniera. Per alcune persone la colpa della dificoltà a reperire personale è data dal Reddito di Cittadinanza e dai bonus elargiti dal Governo, specie in questo periodo di pandemia.
Con tali misure la gente sarebbe portata a non cercare lavoro e a “cullarsi” in un certo senso con i soldi ricevuti dallo Stato. Il problema è comunque molto serio e va affrontato. Per motivi di privacy il genitore autore dello sfogo sui social non ha pubblicato il nome del locale pugliese in cui suo figlio ha cercato lavoro.