Tragedia del Mottarone: il Tribunale del riesame scagiona i dipendenti sui forchettoni

Udienza oggi a Torino per il ricorso presentato quattro mesi fa dalla procuratrice di Verbania Olimpia Bossi al tribunale del Riesame. L’istanza è per valutare se davvero andava respinta la sua richiesta di misure cautelari.

Tragedia del Mottarone: il Tribunale del riesame scagiona i dipendenti sui forchettoni

Il gestore dell’impianto della funivia del Mottarone, Luigi Nerini e il direttore di esercizio Enrico Perocchio lasciano il carcere di Verbania, il cui ingresso aveva visto chiudersi alle loro spalle all’alba di martedì scorso, 48 ore dopo che la cabina precipitata sulla montagna che si affaccia sul lago Maggiore ha causato la morte di 14 persone.

Dopo due giorni in carcere il gip Donatella Banci Buonamici aveva rilasciato il titolare della società concessionaria Luigi Nerini e il direttore di esercizio, responsabile della sicurezza, Enrico Perocchio.

L’accaduto

Il Tribunale del riesame di Torino ha deciso di scagionare i dipendenti della funivia del Mottarone per quanto riguarda l’incidente dello scorso 23 maggio. Questo è quanto si ricava da un passaggio dell’ordinanza con cui i giudici hanno disposto gli arresti domiciliari per Luigi Nerini, gestore dell’impianto, e per Enrico Perocchio, direttore di esercizio. La scelta di scagionare i dipendenti riguarda la mancata rimozione dei forchettoni che bloccano il sistema frenante delle cabine. L’ordine di lasciarli inseriti era stato impartito da Gabriele Tadini, capo servizio della funivia che dallo scorso maggio è ai domiciliari, l’unico ad aver ammesso di avere un ruolo nella tragedia dello scorso 23 maggio.

Secondo i magistrati, i macchinisti non potevano disobbedire né comprendere cosa l’uso dei forchettoni potesse provocare. Secondo il Tribunale del riesame di Torino , inoltre la gip Donatella Banci Buonamici del tribunale di Verbania non tenne conto di alcuni “elementi obiettivi” quando dispose la scarcerazione di Nerini e Perocchio per la sciagura del Mottarone. Per questo motivo sono stati ora disposti gli arresti domiciliari per entrambi in conformità con Gabriele Tadini che fin da subito è stato posto sotto custodia cautelare. Banci Buonamici aveva inoltre scritto che uno dei testimoni chiave, dipendente della funivia, non avrebbe dovuto essere sentito come persona informata sui fatti perché, dopo l’audizione di Tadini, era potenzialmente incriminabile.

Il tribunale del riesame però ha osservato però che gli interrogatori si stavano svolgendo nello stesso momento in sedi diverse e quindi non vi sarebbe stato alcun motivo per non ascoltare anche il testimone.Secondo quanto detto da Tadini agli inquirenti, la decisione di mantenere i forchettoni che hanno poi causato la rottura della fune e il conseguente crollo della cabina numero 3 era stata “condivisa da tutti“. Nerini e Perocchio, dunque, si erano mostrati favorevoli ed erano stati informati della decisione. La testimonianza del capo servizio è contenuta nell’ordinanza con cui il tribunale del riesame di Torino ha disposto i domiciliari anche per i due imputati scarcerati.

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