Trafugati e esportati beni archeologici: ritornano al Museo Archeologico di Tarquinia

Il nucleo dei Carabinieri della Tutela del patrimonio culturale, hanno scoperto un'eccellente produzione di arte vascolare, i reperti sono ritornati al Museo Archeologico di Tarquinia

Trafugati e esportati beni archeologici: ritornano al Museo Archeologico di Tarquinia

Il nucleo dei Carabinieri della Tutela del Patrimonio Culturale di Roma e Cosenza, hanno intercettato dalla banca dati dei, beni archeologici trafugati ed esportati illegalmente, e riconsegnati presso il museo di appartenenza, al Museo Archeologico Nazionale di Tarquinia.

Le indagini sono state condotte dal Maggio 2017 e terminate a Luglio 2018, rinvenendo 7 oggetti in Gran Bretagna, Francia, Germania e Serbia, nel corso dell’inchiesta Achei, diretta dalla Procura della Repubblica di Crotone. 

All’operazione hanno preso parte il Prefetto di Viterbo, il direttore generale musei del Ministero della Cultura, il Comandante del Comando provinciale dei Carabinieri di Viterbo, anche il direttore della direzione regionale dei musei Lazio e il soprintendente per la provincia di Viterbo e per l’Etruria meridionale,  la dottoressa Margherita Eichberg. 

Nel corso dell’indagine, sono stati rinvenuti resti archeologici risalenti dell’età del ferro, VI sec a.C, di cui pezzi di calice etrusco in bucchero prodotti nell’Etruria Meridionale, un pendente piceno a doppia protome di toro, in bronzo e resti di perno di ferro.

Maggiore attenzione è stata mostrata quando è stata scoperta un’eccellente produzione di arte vascolare, uno stamnos che sarebbe un conteniotre di liquidi etrusco in bronzo, con anse terminanti a forma di mani a coperchio realizzato in Etruria in modo particoare a Vulci in età classica tra il V e IV sec a.C con influenze greche.

Un vaso etrusco biconico monoansato è stato rinvenuto in ceramica di impasto di matrice villanoviana, databile tra il IX-VII secolo a. C, risalente all’ età del ferro, un’olla a coste con orlo a tesa arrotondato, decorato al suo interno con cinque solchi concentrici, prodotto in Etruria meridionale, tra l’VIII sec a.C e VI sec a.C. 

Le indagini sono state svolte su 23 indagati, per un’operazione che è terminata con la disposizione di un’ordinanza con prescizione di misure cautelari da parte del tribunale di Crotone, su richiesta della Procura della Repubblica di Crotone. I reati che hanno commesso sono per danneggiamento dei beni culturali appartenenti allo Stato, impossessamento, ricettazione ed esportazione illecita.

Continua a leggere su Fidelity News