Torino: l’anagrafe nega la registrazione del bambino in quanto figlio di due madri

Le due donne hanno avuto il loro piccolo figlio Niccolò tramite fecondazione eterologa. Ma la legge italiana non lo riconosce, in quanto c'è l'obbligo di indicare il nome di un genitore maschio.

Torino: l’anagrafe nega la registrazione del bambino in quanto figlio di due madri

Il Comune di Torino ha negato al figlio neonato di due madri l’iscrizione anagrafica. Il piccolo Niccolò Pietro, nato il 13 Aprile è stato concepito tramite procreazione assistita effettuata in Danimarca.

Le due madri sono Chiara Foglietta, attivista per i diritti Lgbt e consigliera comunale del Pd, e la sua compagna Micaela Ghisleni. Le donne si sono recate agli uffici per dichiarare il loro bambino, ma gli è stato negato, in quanto per la legge italiana c’è l’obbligo di indicare il genitore maschile. Ma a quanto pare dagli uffici gli è arrivata la proposta di dichiarare il “falso” sul genitore maschio, così le due madri hanno deciso di denunciare l’accaduto.

Come suddetto Niccolò è nato in una clinica danese il 13 Aprile 2018. Il padre biologico ha effettuato la donazione del seme in forma anonima, quindi non si potrà mai sapere chi egli sia. In Italia questo aspetto è visto come un problema rilevante. Infatti, quando dopo il parte le madri hanno cercato di registrare all’anagrafe il loro bambino, ma non gli è stato possibile.

L’Italia e il vuoto normativo

L’anagrafe è tenuta a rifarsi alle norme del 2002 che ignorano la nascita tramite riproduzione assistita. Come spiega, Alexander Schuster, avvocato della coppia: “Ciò accade anche per coppie di sesso diverso, o donne senza partner: l’anagrafe obbliga a dichiarare che la nascita deriva da una unione naturale con un uomo“, inoltre bisogna specificare che il padre non abbia i gradi di parentela proibiti dalla nostra legge.

Su questa situazione è intervenuta anche il sindaco della città, Chiara Appendino, che illustra come al momento la legge italiana non riconosca figli delle coppie omogenitoriali: “Personalmente sono favorevole e disponibile a procedere con la registrazione, ma in un contesto di vuoto normativo quale quello attuale, potrebbe non essere garantito il diritto tanto dei genitori quanto dei figli“, ha dichiarato la sindaca.

Chiara Foglietta spiega che si rifiuta categoricamente di dichiarare il falso, in quanto gli viene negato un loro diritto veritiero, e prosegue: “e a nostro figlio il diritto a un’identità corrispondente alla realtà e a conoscere gli eventi che hanno determinato la sua esistenza“. L’avvocato della coppia sottolinea la gravità del Comune di chiedere la dichiarazione di un atto pubblico falso, che può provocare gravi conseguenze penali.

Continua a leggere su Fidelity News