Torino, giovane migrante si suicida al Cpr di Torino dopo essere stato preso a sprangate

Si tratta di Musa Balde, il 23enne originario della Guinea che nelle scorse settimane fu brutalmente picchiato da due uomini. Il giovane ha deciso di farla finita nella notte tra sabato 22 e domenica 23 maggio impiccandosi con delle lenzuola.

Torino, giovane migrante si suicida al Cpr di Torino dopo essere stato preso a sprangate

Ha preso delle lenzuola, ha fatto un nodo e si è impiccato. Così è morto il 23enne Musa Balde, il migrante originario della Guinea che si è tolto la vita nella notte tra sabato 22 e domenica 23 maggio presso il Cpr di Torino. Secondo quanto afferma la stampa nazionale, due settimane addietro il giovane era stato picchiato da due uomini a Ventimiglia. Il 23enne venne preso a sprangate. Gli aguzzini riferirono che il migrante avesse tentato poco di prima di rubare un cellulare, mentre lui stava soltando chiedendo l’elemosina

Balde era una persona fragile, e secondo chi lo conosceva il suo stato psicologico doveva essere costantemente seguito. “L’ho incontrato due volte, giovedì e venerdì scorso, era molto provato e mi ha chiesto perché fosse lì” – così ha detto il suo avvocato difensore, Gian Luca Vitale. Subito dopo essere stato picchiato, il 23enne venne portato in ospedale. I sanitari dissero che la sua prognosi fosse di dieci giorni. A quel punto venne trasferito nella struttura di corso Brunelleschi

 Nel 2019 un altro caso simile

Adesso la Procura della Repubblica di Torino ha aperto un’inchiesta sulla morte del 23enne. Si vuole capire, in sostanza, se siano stati rispettati tutti i diritti del migrante e se appunto vi siano ulteriori responsabilità. Secondo quanto riferisce l’avvocato Vitale, il ragazzo non si dava pace per essere stato chiuso lì dentro. 

Tra l’altro a breve sarebbe scaduto il suo visto, per cui Balde doveva essere rimpatriato. Tutto ciò avrebbe provocato in lui uno stato di forte agitazione, tanto da portarlo poi al suicidio. “Una persona affidata alla responsabilità pubblica deve essere presa in carico e trattenuta nei modi che tengano conto della sua specifica situazione, dell’eventuale vulnerabilità e della sua fragilità. Questo non è avvenuto” – così afferma Mauro Palma, garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale. 

E pare che non sia neanche la prima volta che nel Cpr di Torino si verifica una cosa del genere. Era già successo nel 2019, quando un altro migrante, di origini bengalesi, si tolse la vita dopo essere stato vittima di violenza. Il giovane, di 32 anni, era stato posto in isolamento per 22 giorni. 

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