Torino, Cristina Toncu muore dopo la fecondazione assistita: la famiglia chiede verità e respinge l’esito dell’autopsia

Cristina è morta dopo la fecondazione assistita in Moldavia. In base all' esito dell'autopsia sarebbe deceduta per Covid ma la famiglia della vittima non ci crede e chiede una contro-perizia.

Torino, Cristina Toncu muore dopo la fecondazione assistita: la famiglia chiede verità e respinge l’esito dell’autopsia

Cristina Toncu, la 30enne cake-designer moldava residente a Chivasso, morta lo scorso 26 agosto 2021 (in realtà il decesso avvenne formalmente la settimana successiva) a Chisinau, capitale della sua patria, nel corso di un prelievo per la fecondazione assistita, avrebbe perso la vita a causa del Coronavirus.

Cristina sarebbe morta per Covid e non a seguito dell’intervento di fecondazione assistita in una clinica di Chisinau, in Moldavia. È quanto è stato comunicato alla famiglia dopo l’autopsia ordinata dalle autorità moldave per fare luce sulla morte della ragazza. 

L’accaduto

 I familiari della donna, tramite l’avvocato Sorina Arnaut, hanno immediatamente disposto una contro-perizia. “Le conclusioni di questo rapporto a nostro avviso sono distorte e aberranti – ha dichiarato il legale in una conferenza stampa tenuta in Moldavia -. Chiedo che i membri della commissione siano imparziali e professionali nel giudicare questo caso”.

Cristina e il marito si erano rivolti ad una clinica di Chisinau per il prelievo degli ovociti, per tentare di avere un figlio attraverso la fecondazione assistita. Durante l’intervento del 26 agosto, la ragazza è andata in arresto cardiaco ed è morta dopo alcuni giorni di coma. Stefano Sirbulet , marito della vittima, non si da pace, chiedendosi perchè siano stato permesso ai familiari di starle accanto, in camera, sino al suo ultimo giorno di vita, se davvero avesse avuto il Covid. 

La famiglia della giovane si sente “presa in giro” dall’esito dell’autopsia e promette battaglia per quel responso beffa. Stefano vuole chiarezza e promette di lottare in memoria di Cristina. Il 26 agosto i coniugi avevano appuntamento per il prelievo degli ovociti in ospedale…una procedura semplice che sarebbe dovuta durare una ventina di minuti. La donna era però andata in arresto cardiaco e, dopo essere entrata in coma, non si era più svegliata fino a morire il 2 settembre.

Il risultato dell’autopsia, arrivato dopo 13 lunghe settimane, che parlava di “un nuovo tipo di infezione virale da Covid 19” è “un falso creato per evitare condanne per negligenza”. E mentre la procura moldava ha aperto un’inchiesta, Sorina Arnaut, avvocato della famiglia, ha già deciso di chiedere un’altra perizia. “Le conclusioni sono aberranti — ha spiegato il legale —. Siamo sicuri che non c’entri il contagio. Pensiamo si tratti di un’infezione. Chiederemo un’altra perizia e l’intervento di periti stranieri”. Ad essere d’accordo anche i familiari della donna. 

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