Torino, 15enne sferra un pugno all’insegnante. Il Professore: "è un grido di aiuto"

Sgridato dall'insegnante, sferra un pugno sul volto del professore e lo manda in pronto soccorso. La vittima: "l'aggressività può essere un grido di aiuto".

Torino, 15enne sferra un pugno all’insegnante. Il Professore: "è un grido di aiuto"

Un preoccupante episodio di violenza è avvenuto lunedì scorso, 8 aprile, presso l’istituto professionale per l’agricoltura Carlo Ubertini di Chivasso, in provincia di Torino.

Un insegnante è stato aggredito da un alunno che era stato ripreso dal professore per un episodio di violenza a danno di un compagno di età inferiore. 

L’aggressione

L’insegnante, un ragazzo di 25 anni originario della Campania e residente da ormai due anni a Chivasso, aveva appena diviso il 15enne da un ragazzo di un anno più piccolo. Per questo, il professore aveva deciso di convocare i genitori del giovane per poter discutere, in sua presenza, dell’aggressività del figlio. Durante l’incontro, però, l’alunno ha sferrato un pugno sul volto del professore, tanto da far sì che perdesse i sensi e fosse quindi condotto in pronto soccorso.

Mentre è stato consigliato ai genitori dell’alunno di tenere il figlio a casa in attesa della decisione del Consiglio d’Istituto, il professore è stato dimesso dall’ospedale della zona con una prognosi di 15 giorni. Il giovane rischia ora una lunga sospensione ed una querela per lesioni da parte dell’insegnante colpito.

La lettera aperta del professore

Mentre insegnanti, alunni, dirigente e l’assessore all’Istruzione della Regione Piemonte si schierano a favore del professore esternando le loro preoccupazioni sulla violenza in continuo aumento all’interno delle mura scolastiche, l’insegnante aggredito dal 15enne scrive una lettera aperta in cui chiede ai suoi colleghi di non mollare e di non condannare il giovane ragazzo.

Noi siamo prima di tutto persone“, inizia così la lettera scritta dal giovane insegnante, per poi continuare chiedendo di non condannare i ragazzi di fronte a queste azioni ma anzi, aiutarli ancora di più poichè l’aggressività può essere spesso un grido d’aiuto. L’insegnante ringazia i numerosi colleghi ed esponenti politici che hanno dimostrato la loro vicinanza, per poi concludere le poche righe rilasciate pubblicamente parlando di come il suo lavoro lo consideri più come una vocazione, e che per questo non si rassegnerà di fronte all’accaduto, chiedendo ai suoi colleghi di fare altrettanto.

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