Tommaso Cont, il rifugista da record: a 21 anni guida il Filzi con passione (nonostante 70 ore di lavoro e soli 1.000 euro al mese)

A 21 anni Tommaso Cont è il più giovane rifugista d’Italia: gestisce il rifugio Filzi sul monte Finonchio con dedizione assoluta, tra panorami mozzafiato, sacrifici e richieste improbabili dai turisti.

Tommaso Cont, il rifugista da record: a 21 anni guida il Filzi con passione (nonostante 70 ore di lavoro e soli 1.000 euro al mese)

A soli 21 anni, Tommaso Cont è diventato il simbolo di una nuova generazione di rifugisti che unisce passione, sacrificio e spirito d’impresa. Il giovane trentino amministra il rifugio Fabio Filzi, incastonato a 1.580 metri sul monte Finonchio, in una posizione privilegiata con vista mozzafiato che abbraccia il Pasubio, le Piccole Dolomiti, i Lessini e persino gli Appennini.

Il suo percorso inizia precocemente: quando esce il bando per la gestione del rifugio Filzi, Tommaso ha appena 19 anni. Nonostante la giovane età, sa bene a cosa va incontro. Dopo il diploma all’Istituto Agrario di San Michele all’Adige, decide di mettersi in gioco, motivato dal desiderio di avere qualcosa di suo e vivere immerso nella natura. Oggi Tommaso lavora 70 ore a settimana, sette giorni su sette, per uno stipendio di appena 1.000 euro al mese.

Eppure non si lamenta: «La fatica è tanta, ma la soddisfazione che provo quando i clienti mi ringraziano o mi fanno i complimenti per la gestione e per la cucina, ripaga ogni sforzo». Il rifugio che gestisce, dedicato ai fratelli Fabio e Fausto Filzi caduti nella Prima guerra Mondiale, ha una lunga storia: inaugurato nel 1930, fu distrutto nel secondo conflitto e ricostruito nel 1957.

L’attuale struttura, con l’inconfondibile tetto a volta semicilindrica, è stata completamente ristrutturata nel 2014 dalla SAT di Rovereto, rendendola un punto di riferimento per gli escursionisti del Trentino. La clientela che sale fino al Filzi è variegata: alpinisti esperti, famiglie, appassionati di trekking.

Ma anche turisti meno preparati, che a volte chiedono succhi all’ananas o gelati, dimenticando che il rifugio si raggiunge dopo due ore di cammino e rifornirlo non è certo semplice. «Ci ridiamo su – racconta Tommaso – ma è il segno di quanto si sia persa la cultura della montagna». Nonostante le difficoltà, Tommaso non pensa di mollare. Anzi, guarda avanti con determinazione. Sogna di migliorare l’offerta del rifugio, puntando su prodotti locali e su una cucina che valorizzi la tradizione trentina.

La sua è una sfida quotidiana, tra imprevisti, solitudine e meteo inclemente, ma è anche una lezione di coraggio e amore per la propria terra. In un’epoca in cui molti giovani faticano a trovare una strada, Tommaso ha scelto la sua: è fatta di panorami mozzafiato, di mani sporche e di giorni senza pause. Ma anche di libertà, autenticità e senso di appartenenza. E forse è proprio questo che rende la sua storia così speciale.

Continua a leggere su Fidelity News