Tolse la vita a due poliziotti in questura nel 2019: Meran assolto in Cassazione per “vizio totale di mente”

Il caso di Alejandro Stephan Meran si conclude con la sentenza della Cassazione che ne dichiara l'imputabilità per vizio totale di mente, confermando la sua permanenza in una residenza sanitaria per almeno 30 anni.

Tolse la vita a due poliziotti in questura nel 2019: Meran assolto in Cassazione per “vizio totale di mente”

In una decisione che ha suscitato intensi dibattiti e profonde riflessioni sul sistema giuridico italiano, la Cassazione ha posto la parola fine sul caso di Alejandro Stephan Meran, l’uomo di 33 anni, di origini domenicane, accusato di aver tolto la viata ai poliziotti Pierluigi Rotta e Matteo Demenego, avvenuto all’interno della Questura di Trieste il 4 ottobre 2019.

Il verdetto finale stabilisce che Meran non sia imputabile per vizio totale di mente, respingendo così il ricorso della Procura generale di Trieste e confermando la sentenza della Corte d’Appello, che a sua volta aveva ratificato il giudizio di primo grado. Questa decisione solleva questioni cruciali riguardo alla responsabilità penale e alla gestione delle patologie mentali all’interno del sistema giudiziario.

Alejandro Meran rimarrà in una Residenza per l’esecuzione delle Misure di Sicurezza (Rems) per un periodo minimo di 30 anni, a testimonianza della sua pericolosità e della necessità di cure specifiche. Secondo le perizie psichiatriche, Meran era affetto da una forma severa di schizofrenia al momento del reato, agendo sotto l’influenza di un delirio persecutorio che ne annullava completamente la capacità di intendere e di volere.

La sentenza ha inevitabilmente scatenato reazioni contrastanti, soprattutto tra i membri del corpo di polizia e dei familiari. Il Sindacato autonomo di Polizia di Trieste ha espresso il proprio sdegno attraverso una nota stampa, evidenziando come la decisione della Cassazione metta in luce le carenze del sistema giustizia e la necessità di una sua profonda revisione. “Nessuna giustizia per Rotta e Demenego“, recita la nota, sottolineando l’importanza di distinguere chi agisce in nome della legalità e chi no.

Il caso Meran riapre il dibattito su temi delicati come l’imputabilità, il trattamento delle patologie mentali nei contesti giudiziari e la ricerca di un equilibrio tra giustizia e diritti degli imputati. Al di là del singolo caso, emerge la necessità di una riflessione più ampia sulle modalità con cui la società e il sistema giuridico affrontano e gestiscono i casi di patologie mentali gravi, in un percorso che va dalla prevenzione all’intervento, fino alla reintegrazione.

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