“Non possiamo escludere l’apertura di una nuova bocca eruttiva a quote più basse“, parole allarmanti, in riferimento a quanto accaduto il 24 dicembre sull’Etna, di Eugenio Privitera, direttore dell’Ingv di Catania.
Esperti e Protezione civile sono d’accordo sulle cause del terremoto e anche sulle possibili evoluzioni della vicenda: il terremoto è stato causato dalla fase eruttiva dell’Etna, prima manifestata con una colonna di cenere seguita da una violenta esplosione che ha causato una frattura a partire dai 2.900 metri di quota, base Sud-est del cratere, a 2.200 metri.
I pericoli
Dalla fessura provocata dalla pressione del magma, la colata ha cominciato a riversarsi nella Valle del Bove, una zona deserta e per questo non pericolosa per i centri abitati, tanto che guide esperte del posto continuano a frequentare portando i turisti ad ammirare lo spettacolo. Sdrammatizza la situazione il vulcanologo del Parco dell’Etna, Salvo Caffo, secondo il quale l’Etna, essendo attivo, sta solo facendo “il suo mestiere“.
I veri pericoli non sono ad alta quota o nella Valle del Bove, ma a bassa quota, qui la storia racconta terremoti devastanti, come quelli del 1669 che colpì anche Catania e quello del 1984. L’epicentro del 24 dicembre è stato superficiale ed è proprio questo il motivo dei danni causati. Il vulcano in questo momento ha in sé molta energia – ha spiegato il vulcanologo Eugenio Privitera – e sta cercando di farsi strada. La pressione del magma che risale spinge nelle aree più fragili, come è successo alla Faglia Fiandaca che si estende dalla Timpa di Acireale fino a Pian del Vescovo percorrendo vari paesi. Ed è proprio questa la zona a rischio, più che quella in cui si è manifestato il terremoto.
Se la pressione del magma dovesse trovare qui un’apertura, il pericolo sarebbe enorme. Per questo sono stati aggiunti oltre 160 sensori per riuscire a intercettare immediatamente ogni minimo segnale di fessurazione del suolo, ha affermato Stefano Branca, responsabile della rete di monitoraggio vulcanico. Secondo l’esperto, che ha sorvolato la zona in elicottero: “le colate si stanno raffreddando, mentre sono quasi quintuplicate le emissioni di anidride solforosa dai crateri sommitali“, da ciò si deduce che l’Etna non è ancora tranquillo. Una vecchia guida dell’Etna, Rosario Basile è convinto che per un po’ si continuerà “a ballare“, perché la propagazione delle fratture spesso può manifestarsi anche a distanza di vari giorni.