Teramo, parla il 14enne che ha lanciato la molotov: "L’ho fatta guardando internet, non volevo fare del male"

Lo studente sotto accusa è stato interrogato dalla polizia su delega della Procura per i minorenni, ammettendo di aver preparato gli ordigni con l’aiuto di un amico.

Teramo, parla il 14enne che ha lanciato la molotov: "L’ho fatta guardando internet, non volevo fare del male"

TERAMO – Ha trovato le istruzioni su internet, ha riempito di benzina tre bottiglie e le ha nascoste nello zaino della scuola. Poi è uscito di casa, con il cuore carico di rabbia e il desiderio di «dare solo una lezione». Così ha ricostruito la sua versione dei fatti il 14enne che, la sera del 1° febbraio, ha lanciato una molotov in una piazza San Francesco gremita di ragazzi, trasformando la serata in un incubo. Un gesto che, secondo quanto riferito dal giovane, non voleva essere un assalto diretto, ma solo un modo per «disperdere la folla».

Tuttavia, la bottiglia incendiaria ha colpito un 15enne, bruciandogli il giaccone e provocandogli ferite che, fortunatamente, non si sono rivelate gravi. Durante l’interrogatorio avvenuto in questura su delega del procuratore per i minorenni David Mancini, il ragazzo ha raccontato agli investigatori la genesi dell’episodio. Affiancato dal suo avvocato, Odette Frattarelli, il giovane ha spiegato che tutto è nato da una discussione con alcuni coetanei, scatenata da una partita di calcio e da alcuni apprezzamenti rivolti a una ragazza. Le tensioni si erano già accese online, attraverso messaggi e provocazioni scambiate sui social, fino a sfociare in un appuntamento concordato per un vero e proprio scontro fisico.

Ho preparato le molotov con l’aiuto di un amico ha confessato il 14enne ma non volevo fare del male a nessuno, solo spaventare.» Il caso, balzato sulle cronache nazionali, ha sollevato un nuovo allarme sulla crudeltà tra giovanissimi e sull’uso dei social come strumento di organizzazione di risse e regolamenti di conti. L’indagine della Procura per i minorenni di L’Aquila procede con le accuse di fabbricazione o detenzione di materiali deflagranti, accensioni ed deflagranti pericolose e lesioni personali aggravate. Nel mirino degli inquirenti ci sono anche i telefoni cellulari dei due adolescenti indagati, sequestrati per verificare scambi di messaggi e contenuti multimediali che potrebbero fornire ulteriori dettagli sulla vicenda. Intanto, la difesa dell’avvocato Frattarelli punta a chiedere il perdono giudiziale per il 14enne.

Secondo la legge italiana, il sistema penale minorile ha una funzione non solo punitiva, ma soprattutto rieducativa e risocializzante. Il perdono giudiziale, previsto dall’articolo 169 del codice penale, permette di estinguere il reato se si ritiene che il giovane possa essere recuperato senza il peso di una condanna, offrendo così una possibilità di riscatto. Parallelamente, la squadra mobile continua le indagini, analizzando i video delle telecamere di sorveglianza presenti in piazza San Francesco per ricostruire nei dettagli l’accaduto e identificare altri eventuali partecipanti allo scontro. È stato già accertato che il confronto tra i due gruppi uno composto da ragazzi teramani e l’altro da giovani della Val Vibrata era stato organizzato con precisione attraverso i social, fissando l’incontro nei pressi di Porta Melatina.

Una dinamica che mette in luce, ancora una volta, il crescente fenomeno delle risse pianificate online, con il rischio concreto di derive violente. Nei primi giorni dopo l’accaduto, i denunciati sono stati due: il 14enne che ha materialmente lanciato la molotov e un altro coetaneo della Val Vibrata, coinvolto nella preparazione degli ordigni. Il primo ha indicato agli agenti il luogo dove aveva nascosto le altre due bottiglie, rinvenute all’interno di un’area verde poco distante dalla piazza. Tuttavia, con il proseguire delle indagini e i successivi interrogatori, il numero degli indagati potrebbe aumentare, coinvolgendo altri giovanissimi presenti allo scontro. Nel frattempo, il 14enne è stato ricoverato in ospedale per essere operato al setto nasale, dopo aver ricevuto un pugno presumibilmente dallo stesso 15enne colpito dalla molotov. Un altro tassello in una vicenda che, al di là degli aspetti giudiziari, apre una riflessione più ampia sul disagio giovanile, sull’influenza dei social nella gestione dei conflitti e sulla necessità di interventi educativi più incisivi per prevenire episodi di crudeltà tra adolescenti.

 

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