La variante indiana potrebbe trovare la strada aperta, in Italia, nonostante i divieti che il ministero della Sanità ha fissato per chi arriva dall’estero. Nei giorni scorsi, il 9% dei passeggeri (tra i quali due membri dell’equipaggio) arrivati a Fiumicino dall’India, è risultato positivo al Covid. Eppure tutti avevano un certificato di negatività. Interrogati, alcuni di loro hanno ammesso di aver acquistato un falso certificato prima di partire.
Il Messaggero ha raccolto e raccontato le testimonianze di alcuni dei 223 passeggeri del volo Nuova Delhi – Fiumicino, giunto in Italia mercoledì sera. Uno di questi ha riferito: “Il tampone non l’ho fatto, ma ho pagato per farmi rilasciare un falso certificato col timbro“, poi, giunto a Fiumicino si è adeguato alla normativa sottoponendosi al tampone rapido.
Un documento falso era l’unico modo per partire, visto che anche dall’India si può partire solo se in possesso di un tampone negativo eseguito entro 2 giorni dalla partenza. La normativa dunque esiste, ma gli stessi media indiani denunciano un mercato nero attorno ai certificati fasulli. Purtroppo nonostante l’impegno nei controlli qualche persona positiva resta sempre in circolazione e propaga l’infezione.
Arrivando dall’estero, dall’India in particolare, la normativa italiana prevede la quarantena di 14 giorni, anche se negativi al test. Ma chi controlla queste persone? E’ la domanda che si pone Alessio D’Amato, assessore della Sanità del Lazio: “Davvero pensiamo che un lavoratore tornato dall’India legge l’ordinanza e di sua iniziativa decide di isolarsi?”. D’Amato suggerisce di cambiare sistema recuperando “le liste dei passeggeri tornati dall’India, dal Bangladesh e dallo Sri Lanka”, e inviandole alle Asl di riferimento.
Il timore di tutti e di tornare alla scorsa estate quando, le persone, anche malate, tornavano dal Bangladesh, senza rispettare le ordinanze anti-covid, e accendevano nuovi focolai. La variante indiana del Covid sembra essere tra le più infettanti, è motivo di nuovi timori e preoccupazioni.