Sydney: sequestro nella caffetteria finisce nel sangue. “Tre vittime, ucciso anche il sequestratore”

Il lungo sequestro nella caffetteria di Sydney è finito nel sangue con tre morti, tra cui il sequestratore, e quattro feriti. Il blitz della polizia è partito dopo alcuni spari esplosi all'interno del locale

Sydney: sequestro nella caffetteria finisce nel sangue. “Tre vittime, ucciso anche il sequestratore”

È finito nel sangue il sequestro nella caffetteria a Sydney. Il blitz delle forze armate ha liberato gli ostaggi. Morte tre persone, tra cui il sequestratore.

È finito l’incubo iniziato ieri in una caffetteria del centro di Sydney dove un uomo, identificato in Man Maron Monis, un 50enne iraniano “già noto alle forze di sicurezza”, ha preso in ostaggio diverse persone ed ha issato una bandiera islamica nella vetrina del locale.

Poche ore fa l’intervento delle forze armate ha messo fine all’incubo. Sono state liberate 17 persone ancora sequestrate, ma nel locale sono partiti alcuni colpi di arma da fuoco che hanno colpito tre persone, tra cui anche il sequestratore, mentre altre quattro sono rimaste ferite. Tre di loro sono in condizioni critiche ed al momento sono sottoposte a rianimazione cardio-polmonare.

A far decidere alle forze armate di intervenire sono stati alcuni colpi di arma da fuoco sparati all’interno del locale. “Hanno dato il segnale perché hanno ritenuto che a quel punto, se non fossero entrati, ci sarebbero state molte più vittime” ha dichiarato il commissario di polizia dello Stato del New South Wales Andrew Scipione. “Sino a quando siamo stati coinvolti nell’operazione di emergenze, ritenevamo che nessuno fosse stato ferito. Questa cosa è cambiata. Abbiamo modificato la nostra tattica” ha concluso l’uomo.

Dopo il blitz sono usciti già i primi ostaggi, non si sa se per uno scambio o perché siano scappati. Quel che è certo è che il sequestratore, morto durante il blitz, è “già noto alle forze di sicurezza per aver s ritto lettere minacciose alle famiglie dei soldati australiani uccisi “ in Afghanistan.

Nel drappo esposto durante il sequestro, infatti, si leggeva in lingua araba “Non c’è Dio che Allah e Maometto è il suo profeta”. L’uomo, secondo quanto rivelano i media locali, era in libertà su cauzione in seguito ad una serie di accuse per reati violenti. Tra questi reati anche l’omicidio della moglie e madre dei suoi due figli, accoltellata brutalmente e poi data alle fiamme.

L’incubo per il momento è finito, ma le indagini proseguono per capire se il sequestratore abbia fatto tutto da solo o se dietro di lui si nasconda qualche altra organizzazione.

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