Una svolta impensabile, sorprendente, a tratti inquietante nel caso Genovese, il top manager 43enne, in carcere per aver sequestrato, drogato e stuprato una 18enne, infdagato nell’inchiesta che sta raccogliendo elementi su quanto di illecito avveniva a “Terrazza Sentimento”, l’attico superlussuoso, con vista sul Duomo, nel cuore del capoluogo meneghino.
Sarah B., 25 anni, poco più grande delle vittime, ex fidanzata di Genovese, quella con cui il manager avrebbe dovuto lasciare l’Italia verso il Sudafrica, è ora indagata per concorso nelle violenze sessuali e nella cessione di droga. Proprio lei che, subito dopo lo scoppiare dello scandalo, aveva chiuso tutti i profili social, evitando giornalisti e paparazzi e facendosi assistere da un legale.
Tutto questo forse perchè, sottolinea il Corriere della Sera, aveva capito da subito che il cerchio intorno a lei si stava stringendo e che troppe ragazze avrebbero messo a verbale il suo presunto coinvolgimento nelle violenze. Secondo le testimonianze raccolte dagli investigatori, coordinati dal procuratore aggiunto Letizia Mannella, Sarah avrebbe avuto un ruolo attivo nella violenza sulle vittime, attirando le ragazze in trappola, nella camera da letto-bunker, e offrendo loro droga, mentre il suo fidanzato le spogliava.
Materiali sconvolgenti nelle mani degli inquirenti
Gli inquirenti stanno indagando anche su altri stupri, oltre a quello avvenuto lo scorso 11 ottobre “con modalità sadiche” e quello consumato a Ibiza, in quanto dai filmati sequestrati nella camera da letto di Genovese, si vedono sequenze di rapporti violenti, che seguono sempre lo stesso schema: droga, stordimento, sequestro e stupro ai limiti della tortura. Dai 5 filmati in possesso della Mobile, emergono diverse aggressioni sessuali, anche se, per ora, manca la formalizzazione della denuncia da parte delle numerose vittime, riprese anche col telefonino, in modo che le immagini facessero il giro degli “amici” del manager.
Ora tutte le chat e i messaggi contenuti sui telefoni sequestrati a Genovese, oltre ai supporti informatici da lui tenuti nascosti, sono al setaccio.Per le ragazze che partecipavano ai festini, Genovese era un seriale e sarebbero stati in tanti a conoscere il suo “vizio”… un seriale protetto a lungo da un entourage che faceva affari con lui e con le sue feste. La terza vittima che ha avuto il coraggio di parlare dice: “Non si dica che è la droga che lo ha confuso, non si dica che la fidanzata non sapeva visto che c’era. Lui è così, è come un serial killer”.