Sulmona, detenuto sorpreso con un telefono in cella: scatta la condanna

È stato condannato a dieci mesi di reclusione l’uomo sorpreso nel 2022 all’interno del penitenziario di Sulmona mentre utilizzava un dispositivo elettronico non autorizzato.

Sulmona, detenuto sorpreso con un telefono in cella: scatta la condanna

È stato condannato a dieci mesi di reclusione Agostino Perni, detenuto all’interno del penitenziario di massima sicurezza di Sulmona, sorpreso nel 2022 in possesso di un telefono cellulare durante una delle periodiche retate della polizia penitenziaria. L’uomo, al momento del ritrovamento del dispositivo, si era giustificato spiegando agli agenti di averlo utilizzato unicamente per contattare la madre.

Una versione che tuttavia non ha convinto il giudice per le udienze preliminari del tribunale di Sulmona, che ha condannato il detenuto al termine di un processo celebrato con rito abbreviato, riconoscendolo colpevole di “accesso indebito di dispositivi idonei alla comunicazione tra soggetti reclusi”. Il caso di Perni si inserisce in un fenomeno ben più ampio e preoccupante: lo spaccio e l’introduzione clandestina di telefoni cellulari all’interno degli istituti penitenziari, un problema che continua ad alimentare allarme e tensioni tra le mura  penitenziarie. 

Solo nel penitenziario di Sulmona, tra i più sensibili a livello nazionale, la situazione appare fuori controllo: dal gennaio di quest’anno, infatti, sono già stati rinvenuti circa venti dispositivi mobili. Ancora più allarmanti i numeri del 2024, quando in totale sono stati sequestrati 110 telefoni, di cui ben 40 solo nella maxi-retata condotta a dicembre.

Le autorità penitenziarie sottolineano come l’uso illecito di questi dispositivi rappresenti una grave minaccia per la sicurezza interna, poiché può consentire ai detenuti di mantenere contatti con l’esterno anche per attività illecite, eludendo ogni forma di controllo. Per fronteggiare la situazione, è atteso entro la fine del 2025 il completamento del sistema di schermatura dell’intero istituto, che dovrebbe impedire ogni tipo di comunicazione non autorizzata.

Nel frattempo, le forze dell’ordine continuano a intensificare i controlli, ma il fenomeno resta difficile da arginare, anche a causa dei nuovi e sofisticati metodi usati per far entrare i dispositivi: droni, pacchi lanciati dall’esterno o complici tra i visitatori e il personale. La condanna di Perni, seppur simbolica, rappresenta un nuovo segnale della necessità di intervenire con urgenza e decisione. 

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