Il vincitore morale della ‘Stramilano’ di quest’anno è sicuramente il moldavo Constantin Bostan, di 37 anni, che ha gareggiato aiutandosi con una stampella in quanto privo di una gamba fin da quando aveva 19 anni. Constantin ha dichiarato che la vera vittoria è stata, per lui, riuscire a compiere tutto il percorso in quanto, alcuni anni fa, precisamente nel 2014, la rottura della stampella a metà gara lo aveva costretto al ritiro senza raggiungere la meta.
L’atleta ha dimostrato, nel corso di tutta la sua vita, un coraggio ed una personalità fuori dal comune; infatti l’amputazione della gamba non gli ha impedito di raggiungere traguardi lusinghieri sia nel lavoro che nello sport. Nel suo paese gli era stata perfino rifiutata l’ammissione al corso di studi in medicina a causa della sua disabilità ed aveva dovuto ripiegare su una laurea in giurisprudenza.
Dopo aver raggiunto la madre in Italia, il giovane non ha fatto mai più ritorno al suo paese di origine. In Italia ha trovato accoglienza, disponibilità e la possibilità di realizzare la sua vita al di là dei limiti impostigli dalla sua disabilità. Si è diplomato operatore socio sanitario, lavora presso un servizio di pronto soccorso con autoambulanza ed ha potuto, nel tempo libero, coltivare il suo amore per lo sport a livello agonistico.
Constantin, infatti, gioca nella nazionale di calcio per persone con una sola gamba e partecipa, con la sua squadra con la quale si allena mensilmente, a tornei a livello nazionale ed internazionale. A chi gli chiede perché non gareggi con stampelle di più recente tecnologia, come quelle che usa l’atleta Pistorius in fibra di titanio e specifiche per la corsa, risponde che il costo proibitivo di quelle protesi è per lui un ostacolo.
Comunque, la soddisfazione che ha provato portando a compimento il percorso della maratona sia a Firenze, negli scorsi anni, sia quest’anno a Milano è la migliore ricompensa per tutti i sacrifici che ha dovuto affrontare nella sua vita fin da quando, ragazzino, cadde dal cavallo a dondolo fratturandosi la gamba che poi, crescendo, non è mai stata più come l’altra ed ha costretto i medici a doverla amputare quando aveva 19 anni, condizionando così tutta la sua vita.