Come riporta Il Messaggero Fabrizio Rocchi, 48 anni e unico indagato rispetto alla vicenda, che si trova ristretto nel carcere di Velletri con l‘accusa di omicidio volontario aggravato per futili motivi, ha dichiarato davanti al pubblico ministero di aver compiuto il delitto.
L’uomo ha confessato di essere stato lui ad uccidere la madre disabile, Graziella Bartolotta, morta a 68 anni il 28 settembre scorso ad Ardea. La confessione è avvenuta a distanza di mesi durante i quali il giardiniere di Ardea ha sempre respinto le accuse rivolte a suo carico, ribadendo la sua innocenza rispetto ai fatti .
Gli indizi a carico di Fabrizio Rocchi fino all’arresto
Il giardiniere Fabrizio Rocchi è stato arrestato il 2 ottobre scorso dai carabinieri della Compagnia di Anzio capitanati da Giulio Pisani, i cui sospetti sono ricaduti subito su di lui, avendo riscontrato nei suoi confronti “gravi indizi di colpevolezza”.Rocchi, secondo l’accusa, si sarebbe accanito contro la donna, colpendola ripetutamente tre volte alla tempia sinistra con un oggetto circolare, forse un posacenere, mai ritrovato. Bartolotta era stata trovata dalla sua badante stesa in terra nel bagno in un lago di sangue, distante dal deambulatore da cui non si separava mai. A carico del figlio, unico indagato, i carabinieri avevano raccolto «gravi, precisi, plurimi e concordanti indizi di colpevolezza».
Nonostante tali prove, il 48enne si era sempre detto innocente, ripetendo “Volevo bene a mia madre”, a chiunque gli chiedesse notizie, “i miei figli adoravano la nonna”, nonostante, nell’ordinanza di custodia cautelare, si evinceva il difficile rapporto madre-figlio. Lei, la vittima, vedova e da tempo pensionata ma costretta spesso sulla sedia a rotelle per una difficoltà nella deambulazione, avrebbe più volte litigato ferocemente con il figlio, che abitava sotto di lei.
I vicini hanno parlato di discussioni continue che denotavano totale mancanza di comprensione e un’esasperazione da ambo le parti che potrebbe aver fatto perdere la ragione all’uomo. Ancora adesso, con una confessione in mano, le vere ragioni dell’omicidio non sono chiare. Si esclude l’interesse economico mentre si propende verso un momento di follia, un raptus. Sin dall’inizio gli inquirenti avevano escluso la pista della rapina finita male.
Le telecamere delle villette vicine non avevano ripreso nessuno, se non il Rocchi che però era stato anche ripreso mentre si disfava, a pochi chilometri da casa, di un cassetto. Lo stesso che probabilmente conteneva l’arma del delitto, un oggetto della casa della madre. Un vaso o forse un posacenere, usato per colpire più volte una donna che era quasi incapace di muoversi.