Dopo mesi di studi e ricerche, i vaccini anti- Covid sembrano ormai essere in dirittura d’arrivo, specie dopo gli annuci della Pfizer e di AstraZeneca sulla loro efficacia e sicurezza. Una volta ottenuta l’autorizzazione alla messa in commercio, le prime dosi potrebbero essere distribuite, stando a quanto affermato dal virologo statunitense Anthony Fauci, anche in Italia, giĂ da dicembre.Â
Dai sondaggi, però, la sfiducia verso i vaccini è piuttosto forte.Secondo quello effettuato dalla societĂ di ricerche Swg, ad esempio, il 44% del campione si è reso favorevole al vaccino non appena sarĂ pronto a gennaio; il 37% è contrario, mentre il 19% non sa ancora che fare. Tra i contrari a vaccinarsi, il 26% sarebbe disposto a sottoporsi a vaccinazione solo se obbligatoria, mentre un buon 11% rimane contrario anche se obbligatorio.Â
Secondo un sondaggio di Tecnè, invece, oltre il 35% del campione intervistato è disponibile a vaccinarsi contro il Covid-19 appena il vaccino sarĂ disponibile; il 33,7% preferisce aspettare per “testare”la sua sicurezza, mentre il 24,8% è del tutto contrario.Â
Idee confuse non solo tra gli italiani ma anche nella comunitĂ scientifica
Anche tra gli esperti, sul tema vaccino Covid c’è molta confusione. Il virologo Crisanti, ad esempio, non è disposto a vaccinarsi fino a quando i dati non saranno resi pubblici e la comunitĂ scientifica non validerĂ la bontĂ . Nicola Magrini, presidente Aifa, tende a precisare che il vaccino non sarĂ obbligatorio. L’obbligatorierĂ sarĂ riservata solo ai casi estremi,come il personale sanitario e quello delle Rsa.Â
Per il momento 1 italiano su 3 non si vaccinerebbe a gennaio e, stando alle ultime rivelazioni delle società di sondaggio, vi è molto scetticismo, anche se noi italiani siamo più fiduciosi di inglesi e francesi sulla qualità delle informazioni ricevute dalle autorità pubbliche. Il presidente di Tecnè, Carlo Buttaroni, ha precisato che quelli che mostrano meno fiducia sono proprio i giovani che sembrano non credere nell’avanzamento scientifico, ma chiaramente il dato varia a seconda dell’istruzione e della fascia di reddito di appartenza. Si tratta, comunque, di un dato che fa riflettere.