E’ l’effetto covid, quello che viene delineato dal pedagogista, Ivano Zoppi, segretario generale di Fondazione Carolina e presidente di Pepita Onlus, cooperativa di educatori in Italia, come il peggior periodo mai passato dagli adolescenti. Costretti in casa davanti ad un computer, a studiare, scambiarsi messaggi, relazionarsi.
I genitori lontani, al lavoro, dove non possono vigilare, ma cosa fanno realmente i ragazzi su internet? Si immedesimano in personaggi nei giochi di ruolo che conducono, hanno una doppia vita virtuale, si mostrano attraversano instagram e tik tok, in abiti succinti e balletti provocanti, le ragazze mostrano le proprie nudità ai fidanzati tramite messaggistica istantanea su whatsapp.
Quali profili falsi nasconde Facebook, in cui uomini di dubbia provenienza flirtano con ragazze giovanissime, che pensano di parlare con adolescenti coetanei? Per non parlare dei commenti degli haters che bullizzano e provocano reazioni violente via web. Internet ha mille insidie, mille sfaccettature.
Ed è qui che entrano in azione i metaversi, che sono una sorta di realtà virtuale condivisa tramite internet, dove si è rappresentati in tre dimensioni attraverso il proprio avatar. Francesco Faenzi, Responsabile Cyber & Fraud di Soft Strategy spiega che “Sono nate consentendo l’anonimato poiché entro nel gioco online abbandonando la mia identità reale per una digitale. Proteggere tutta la popolazione interna del metaverso da abusi e pericoli è davvero complicato, è una responsabilità sociale della piattaforma stessa.
Bisogna creare una unità tra genitori e docenti di modo che i ragazzi siano più tutelati, perchè cercano le risposte più su Google che dai propri cari. Internet è per loro una seconda casa, un rifugio. I genitori devono stare più appresso ai figli, trovare più spazio per loro e bisogna partire dalla scuola come strumento di coesione sociale, di modo che crescano con maggiore consapevolezza, senza mettere la loro anima a nudo sui social network.