Soldato di Nassiriya ucciso dall’uranio. La moglie è in gravi coindizioni

La moglie del soldato italiano, 321esima morte accertata a causa dell'uranio impoverito, rilascia una straziante intervista ad AdnKronos nella quale ammette di non avere i soldi per vivere, in attesa della pensione che dovrebbe spettare al marito.

Soldato di Nassiriya ucciso dall’uranio. La moglie è in gravi coindizioni

Il suo nome era Gianluca Danise, primo maresciallo incursore dell’Aeronautica Militare, tristemente noto, oggi, per essere la 321esima vittima accertata dell’esposizione all’uranio impoverito usato per le munizioni ad alta penetrazione.

La moglie, Stefania, tra le lacrime si è sfogata alla testata Adnkronos, raccontando in un’intervista gli ultimi momenti di vita del marito e di come sia diventato difficile per lei far fronte alle spese di tutti i giorni, costretta sul lastrico da una burocrazia troppo lenta mentre aspetta di ricevere la pensione del marito che è morto di cancro a soli 43 anni, e per assisterlo in quei momenti difficili si è dovuta licenziare dal lavoro.

gianluca-danise-e-moglieCon questa dichiarazione si apre l’intervista della donna, che sembra essere più un disperato appello di aiuto. La donna tra le lacrime, ha detto : “Sono la moglie di un uomo morto ammazzato, ciascuno si prenda le proprie responsabilità non solo economiche ma anche morali. Ho una bambina di 14 mesi da crescere, un mutuo da pagare. La pensione di reversibilità mi è indispensabile per vivere. Perché così tanto tempo per una pratica che potrebbe risolversi in un mese?” con queste parole ha fatto appello al Ministro della Difesa Roberta Pinotti affinchè si occupi del suo caso.

La donna vorrebbe solamente poter piangere il marito ma ogni giorno, stando alle sue dichiarazioni, si trova a dover combattere con giri burocratici pur di far quadrare i conti, ormai in rosso, della famiglia e che ammette di aver dovuto chiedere più volte l’aiuto monetario dei genitori. Il caso di Stefania non è l’unico, infatti le vedove dei morti di cancro a causa dell’esposizione all’uranio impoverito nelle missioni militari all’estero sono ogni anno di più.

Dopo l’intervista della donna sono in molti i politici ad aver risposto all’appello disperato ed assicurano che la trafila burocratica sarà velocizzata, per permettere a queste sfortunate famiglie, di poter vivere dignitosamente, costrette a vivere già una realtà di per sé tragica. Il Presidente della Commissione d’Inchiesta parlamentare sull’uranio impoverito, Gian Piero Scanu, risponde all’appello lanciato da Stefania Sommella: “La Commissione è già al lavoro”, assicura Scanu, che esprime piena solidarietà alla vedova Danise e agli altri parenti delle vittime.

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