Silvia Romano, rapita in Kenya nel 2018, è stata liberata

Una bella notizia, finalmente, in un anno che non ci sta dando grandi soddisfazioni: la cooperante Silvia Romano, rapita in Kenya, è stata liberata. L' annuncio è stato accolto con gioia infinita da tutti.

Silvia Romano, rapita in Kenya nel 2018, è stata liberata

Un tweet del presidente del consiglio, Giuseppe Conte, annuncia una bellissima notizia che arriva in uno dei periodi più difficili nella storia del nostro Paese: Silvia Romano è stata, finalmente, liberata.

Rapita a novembre 2018 da un commando di uomini armati nel villaggio di Chakama, in Kenya, Silvia Romano seguiva un progetto di sostegno all’infanzia con i bambini di un orfanotrofio come volontaria. Ceduta, dopo il rapimento nottetempo, ad altri sequestratori che sembrava l’avessero trasferita in Somalia, della giovane volontaria ad un certo punto si erano perse le tracce, tanto che la speranza di ritrovarla aveva lasciato spazio alle tante, troppe, delusioni.

Liberata dopo un anno e mezzo circa, si trova ora in sicurezza nel compound delle forze internazionali a Mogadiscio. Secondo fonti di intelligence riportate dall’agenzia AdnKronos, l’operazione per liberarla è iniziata nella notte ed è andata a buon fine alle primissime luci dell’alba di oggi, a circa 30 chilometri dalla capitale somala.

A Milano, città d’origine di Silvia, e città fortemente colpita dal virus pandemico, appena si è diffusa la notizia della sua liberazione, i balconi del suo quartiere si sono riempiti di gente che si è lanciata in un lungo applauso liberatorio. In risposta alle sollecitazioni dei tanti giornalisti accorsi, le amiche di Silvia hanno affermato ancora una volta che Silvia è una ragazza meravigliosamente forte e che tutti le volevano e le vogliono bene.

Domani, 10 maggio, festa della mamma, alle 14 è fissato l’arrivo a Ciampino e la ragazza potrà, finalmente, riabbracciare la famiglia, facendo alla sua mamma il regalo più bello che potesse mai immaginare.

Poco si sa, al momento, delle modalità della liberazione, ma il premier ha subito ringraziato i servizi di intelligence italiani che hanno collaborato con quelli turchi e somali in un lungo e complesso lavoro sul campo.

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