Se la campana suona "troppo", il parroco paga

Sotto il campanile di Salzano si cerca la pace: campane "incontrollate" costringono il parroco, don Cargnin, a pagare un'"oblazione" per estinguere il reato.

Se la campana suona "troppo", il parroco paga

Pagherà 460 euro, o poco più, don Paolo Cargnin per poter estinguere il reato di disturbo delle occupazioni o del riposo delle persone dopo che gli è stato contestato il livello sonoro delle campane del campanile di Salzano, in provincia di Venezia.

Chiamati ieri in tribunale da Sara Natto, giudice penale di Venezia, i legali del sacerdote – gli avvocati Gian Paolo Cremaschi ed Enrico Fontana – hanno potuto depositare l’esito della consulenza tecnica che dimostra gli accorgimenti effettuati alle campane affinchè siano meno sonore rispettando i limiti indicati dalla legge.

Visti i documenti il giudice Sara Natto ha accolto l’istanza di oblazione per estinguere il reato. L’illecito penale, in poche parole, sarà sanato mediante il pagamento di circa 460 euro come stabilito dalla legge. La verifica del pagamento avverrà nella prossima udienza del 23 aprile.

A mettere in moto la giustizia penale contro il parroco di Salzano, il 66enne don Paolo Cargnin, è stato un 47enne che risiede poco lontano dal centro parrocchiale che, assistito dal suo avvocato Leonello Azzarini, ancora nel 2013 ha presentato una querela in cui sosteneva di aver chiesto inutilmente al parroco di silenziare le campane, in particolare nelle prime ore del mattino. Il 47enne ora potrebbe chiedere di ottenere un risarcimento per i danni subiti a causa dell’eccessivo scampanio, più probabile che continui a tenere sotto controllo i ritocchi delle campane per verificare che non superino i livelli sonori consentiti.

A carico di don Paolo Cargnin, nel capo d’imputazione formulato dalla Procura si legge che i livelli sonori consentiti, così come li prevede la legge, erano stati superati con accertamento di una perizia fonometrica. Inoltre, il suono delle campane durava troppo a lungo, non rispettava nemmeno le prescrizioni del vescovo di Treviso impartite nel 2011 con delibera, tanto meno quelle dettate dall’articolo 27 del Regolamento che il Comune di Salzano, nel 2010, aveva dettato; in poche parole, l’articolo n. 659 del codice penale non è stato rispettato.

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