È finito in manette nella serata del 10 giugno 2025, a Latiano, in provincia di Brindisi, un 41enne del posto ricercato da tempo in ambito europeo per gravi violazioni in materia fiscale. A eseguire l’arresto sono stati i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Brindisi, con il supporto della Compagnia di San Vito dei Normanni, al termine di un’attività investigativa mirata.
L’uomo era destinatario di un mandato d’arresto europeo emesso dal Tribunale Distrettuale di Kaiserslautern, in Germania, lo scorso 17 aprile, per reati di evasione fiscale e contributiva commessi tra il 2022 e il 2025. Secondo quanto reso noto dai militari, il provvedimento emesso dalle autorità tedesche rientra nell’ambito delle procedure di cooperazione giudiziaria previste all’interno dell’Unione Europea. Si tratta, infatti, di una forma di estradizione semplificata, prevista dal mandato d’arresto europeo, che consente il trasferimento di un indagato da uno Stato membro a un altro, in virtù del principio di reciproca fiducia tra gli ordinamenti giuridici dei Paesi coinvolti.
Il 41enne latianese, una volta rintracciato e bloccato, è stato condotto presso la Casa Circondariale di Brindisi. Ora sarà la Corte d’Appello di Lecce a decidere se convalidare l’arresto e, eventualmente, applicare una misura cautelare. L’uomo rimane a disposizione dell’autorità giudiziaria italiana, che dovrà valutare la richiesta tedesca in base alle norme europee e nazionali.
È importante sottolineare che, come previsto dalla legge, il soggetto arrestato non può essere considerato colpevole fino a quando la sua responsabilità penale non sarà accertata con sentenza irrevocabile. Anche se il mandato è stato emesso da un tribunale tedesco, l’intera procedura dovrà rispettare le garanzie processuali previste dal nostro ordinamento.
Il caso riporta l’attenzione sull’efficacia della cooperazione giudiziaria tra Paesi dell’Unione Europea. Il mandato d’arresto europeo, operativo ormai da anni, ha rivoluzionato la gestione dei casi transfrontalieri, rendendo più snello il processo di estradizione e facilitando l’azione repressiva contro reati di natura economica, che spesso trovano terreno fertile proprio nei confini aperti del mercato unico.