Gli archeologi hanno fatto una scoperta sensazionale. A Berenice, in Egitto, sul Mar Rosso, è stato rinvenuto un cimitero di cani e gatti, ciò dimostra che già dai tempi antichi, c’era il culto e la venerazione per gli amici a quattro zampe. Basti pensare che gli egiziani veneravano , il culto del Dio Anubi, Dio con la forma di canide e E quello di Bastet, la dea gatto, divinità felina della stessa epoca. I gatti, mau in antica lingua egizia, erano considerati sacri.
Gli scavi, realizzati dalla zooarcheologa Marta Osypinska dell’Accademia Polacca di Scienze, rivelano che c’era una certa sacralità nel commemorare la morte degli amici felini e canini. Erano infatti rivestiti da tuniche, e da ornamenti che li adornavano e messi in tombe singole in posizione come se dormissero.
Michael MacKinnon, zooarcheologo della University of Winnipeg (Canada), afferma che “non aveva mai visto niente di simile, è considerato ancora oggi il più grande cimitero animale vivente”ciò sta a significare quanto gli egizi fossero legati agli animali, come fossero membri della famiglia.
Coadiuvati dall’aiuto dei veterinari, sono risaliti alla causa della morte, soprattutto dei felini investiti, dal passaggio dei cavalli dell’epoca, in quanto Berenice, importante snodo commerciale e rotta di molti mercanti. Wim Van Neer, studioso del rapporto tra uomini e animali per il Reale Istituto Belga di Scienze Naturali, afferma invece che: “non trattasi di animali da salotto, bensì selvatici, randagi, i gatti servivano per la cattura di roditori; inoltre si denota la mancanza di pratica funeraria, come la mummificazione.
Si evince quindi che già 3000 anni fa, gli antichi Egizi, avevano un rapporto con gli animali, come nell’epoca moderna, e li trattatavano con tutto il dovuto riguardo, perchè anche all’epoca si sentivano soli ed avevano bisogno di un amico peloso accanto, per sconfiggere la solitudine, portata anche dal non avere prole.