Scoperta una fabbrica che produceva finto cashmere. Quattro le denunce e ben 150 i capi con etichette fasulle.
Sono questi i dati che emergono dalle indagini condotte dalla Guardia di Finanza di Torino. Tutto è partito da un negozio del torinese dove gli agenti della guardia di Finanza si sono resi conto che alcuni articoli in cashmere venivano venduti a prezzi particolarmente competitivi, ben al di sotto di quelli di mercato. Questo ha fatto nascere negli agenti il dubbio che si trattasse di articoli autentici.
Le indagini, condotte dal Sostituto Procuratore della Repubblica Alessandro Aghemi, hanno portato al sequestro dei capi in cashmere venduti in questo negozio, che in seguito alle analisi di laboratorio sono risultati composti per il 50% da cashmere e per il 50% restate da altre lane. Analisi più approfondite hanno rivelato, inoltre, che il pelo del tessuto proveniva da conigli e non dalle capre “hircus” da cui viene ricavato il tanto apprezzato e pregiato cashmere.
Durante le indagini gli agenti sono risaliti ai fornitori del negozio dove avevano sequestrato i capi e a quel punto è arrivata la scoperta più importante. Si tratta di due grossisti con sede a Milano ed a Bergamo, che, come hanno rivelato le perquisizioni effettuate, producevano prodotti con etichette false.
In particolare gli agenti hanno scoperto l’esistenza di una fabbrica in provincia di Venezia, che si dedicava soltanto alla produzione di falsi capi in cashmere. Tantissimi i capi sequestrati con etichette fasulle nelle quali si attestava la qualità del tessuto utilizzato, che però non corrispondeva al capo a cui facevano riferimento.
Gli agenti della Guardia di Finanza hanno quindi proceduto a quattro denunce e intanto le indagini continuano per individuare altre eventuali ditte coinvolte in questo giro di falsi, che finivano poi nei negozi dove venivano venduti come prodotti di altissima qualità agli ignari clienti.