Della giovane ginecologa 31enne Sara Pedri, originaria di Forlì, si sono perse le tracce il 4 marzo scorso da Cles, in Trentino. In questi giorni, però, le indagini proseguono a ritmo serrato e sono in corso le ricerche delle acque del lago di Santa Giustina.
Proprio qui, lo scorso marzo, quando Sara scomparve, i cani molecolari fiutarono qualcosa, non lontano dal ponte Mostizzolo, dove venne ritrovata l’auto della dottoressa, contenente documenti, cellulari e alcuni indumenti.
Il rinvenimento di alcune tracce della dottoressa
Gli inquirenti stanno ricostruendo gli ultimi passi compiuti da Sara. proprio partendo dai vestiti ritrovati all’interno dela sua auto. Hanno, infatti, individuato alcune tracce della Pedri in prossimità di un dirupo alto approssimativamente 50 metri, situato nei pressi del torrente Noce, un luogo noto alle forze dell’ordine perchè oggetto di numerosi suicidi.
Tracce di Sara sono state individuate anche in un punto del lago di Santa Giustina, dove gli animali da ricerca sono stati portati da un gommone dei vigili del fuoco. Si pensa che sotto le acque di quel lago ci sia un cadavere, sebbene, ovviamente, non ci sia nessuna certezza che possa trattarsi proprio della ginecologa.
Ma la perlustrazione dello specchio d’acqua è complessa a causa della scarsa visibilità dovuta al denso strato melmoso. Intanto, nel reparto di ginecologia e ostetricia dell’ospedale Santa Chiara di Trento sono arrivati gli ispettori inviati dal Ministero. Parliamo del reparto dove Sara ha lavorato diversi mesi prima di scomparire e dove vi era un clima pesante, quasi invivibile. Le denunce dei familiari della Pedri hanno portato all’apertura di un’inchiesta interna per accertare la situazione nel reparto.
Inoltre cinque ginecologhe del reparto di ginecologia e ostetricia dell’ospedale S.Chiara di Trento, dove lavorava Sara Pedri, hanno scritto all’Azienda sanitaria trentina, all’Ordine dei medici e all’assessora provinciale alla salute Stefania Segnana sottolineando “l’incompatibilità ambientale” del primario del reparto, che risulta essere tornato in servizio dopo aver terminato le ferie, con l’avvio del lavoro di una commissione d’indagine interna dell’Azienda sanitaria.