na serata tra conoscenti in un ristorante di Bogliasco, in provincia di Genova, si è trasformata in un caso giudiziario con risvolti delicati. La Procura ha infatti aperto un’indagine per presunta diffusione illecita di materiale intimo, dopo che alcune immagini particolarmente esplicite, scattate dopo una cena conviviale, hanno cominciato a circolare su gruppi WhatsApp senza il consenso di tutti i soggetti coinvolti.
I fatti risalgono ai primi giorni di giugno 2025. Alla cena erano presenti un notaio, un medico, il titolare del locale, la sua compagna (collega della donna che ha sporto denuncia) e un’altra donna, oggi al centro dell’inchiesta. Dopo il pasto, il gruppo avrebbe dato il via a momenti di intimità collettiva (insomma un’orgia), documentati tramite alcune fotografie – secondo le prime ricostruzioni – scattate dallo smartphone del notaio.
Le immagini, molto esplicite, sono poi finite in alcune chat private di WhatsApp, venendo così condivise oltre il contesto originario e senza alcuna autorizzazione. Due giorni dopo l’accaduto, una delle donne presenti ha scoperto casualmente che le immagini erano già in circolazione tra contatti estranei al gruppo originario.
Sconvolta e profondamente turbata, si è immediatamente rivolta alle autorità denunciando quanto accaduto, e dando così il via all’indagine della magistratura genovese. Il suo legale, l’avvocato Salvatore Calandra, ha preferito non rilasciare dichiarazioni pubbliche sul caso, limitandosi a confermare che la sua assistita ha piena fiducia nell’operato della giustizia.
Le indagini sono in corso e si concentrano non solo sull’accertamento delle responsabilità relative alla diffusione delle immagini, ma anche su eventuali ulteriori elementi. Tra questi, il sospetto che durante la serata possano essere state assunte sostanze in grado di alterare il comportamento dei partecipanti. Un dettaglio che, se confermato, potrebbe incidere sulle valutazioni degli inquirenti e sull’eventuale configurazione dei reati.
La diffusione non autorizzata di contenuti intimi è un reato previsto dal Codice Penale italiano dal 2019, introdotto con la cosiddetta “Legge Codice Rosso”. La norma punisce severamente chi condivide immagini o video privati senza il consenso delle persone ritratte. Anche in assenza di un intento offensivo o lesivo, la sola divulgazione rappresenta una violazione grave della privacy e della dignità individuale, con pene che possono arrivare fino a sei anni di reclusione. Il caso, oltre al clamore suscitato nel piccolo centro ligure, solleva interrogativi su fiducia, rispetto e responsabilità nel contesto della vita privata e delle relazioni personali. Sarà ora compito della magistratura ricostruire nel dettaglio quanto accaduto e stabilire eventuali profili di responsabilità.