“La consulenza tecnica disposta ha consentito di accertare che la donna aveva una gravidanza appena iniziata e che per un ipotizzabile difetto di sviluppo dell’embrione non si è completato l’annidamento dello stesso nell’endometrio. Escludendo eventuali falsi positivi nei test di gravidanza si è trattato con tutta evidenza di una gravidanza biochimica (rilevata produzione nei test della beta glicoproteina corionica, segno dell’inizio della gravidanza). Non è stata quindi una gravidanza in senso clinico, che si ha quando l’embrione raggiunge la visibilità ecografica e quindi rilevabile al relativo controllo. Il consulente tecnico si è espresso sulla correttezza delle prescrizioni da parte del personale sanitario, ritenendo non indispensabile né indifferibile la visita clinica“. Con questa nota la Procura della Repubblica di Sassari ha chiesto l’archiviazione per il caso di Alessia Nappi.
Si tratta della giovane che lo scorso 8 gennaio ha perso il bambino dopo essere stata mandata via dalla Clinica Aou, in quanto non in possesso di tampone molecolare negativo al Covid-19. Quel giorno la donna aveva delle perdite e accusava dolori, per cui si recò al Pronto Soccorso di Ginecologia e Ostetricia dell’Ospedale San Pietro di Sassari chiedendo di poter essere visitata. Ma i sanitari, una volta all’interno della struttura, le hanno chiesto se fosse o meno munita di un Green Pass che attestasse il tampone negativo. La donna non aveva fatto nessun test anti Covid, anche se, lo precisiamo, all’epoca era già vaccinata con due dosi.
Attesa di 20 minuti
Da quanto si è appreso quel giorno la donna rimase per circa 20 minuti in sala d’attesa, ma nessun medico provvide a visitarla. Fu poco dopo una infermiera ad avvicinarsi a lei spiegandole che poteva anche prendere tachipirina e adottare momenti di assoluto riposo. Ma dopo pochissimo tempo Alessia perse il suo bambino, abortendo spontaneamente.
Tra l’altro la struttura sanitaria aveva anche inviato una nota, spiegando che si è seguito correttamente il protocollo anti contagio, e che se la donna avesse fatto un tampone risultato negativo poteva essere benissimo visitata il giorno dopo, senza alcun problema. La clinica pare non avesse neanche test a sua disposizione per farl oal momento. Sul caso hanno indagato anche gli ispettori inviati dal Ministero della Salute.
Questi ultimi hanno parlato sia con il direttore dell’azienda sanitaria che con lo stesso primario della clinica ginecologico-ostetrica, Giampiero Capobianco, non evidenziando nessuna anomalia o responsabilità nel comportamento del personale sanitario, che avrebbe seguito correttamente il protocollo sanitario. Nel frattempo la stessa Procura ha aperto un altro fascicolo di indagine parallelo a questo caso per quanto riguarda le offese ricevute dai professionisti sanitari interessati da questa vicenda. Insulti che ancora una volta si riversano sui sanitari, sempre più spesso bersaglio di offese e minacce.