Dentro di sè Alessia Nappi, una ragazza di 25 anni della Sardegna, ha un grande dolore. Il dolore per quel bambino che ha perso, in quanto ha dovuto interrompere la gravidanza alla quinta settimana. Tutto comincia sabato scorso, quando la giovane ha cominciato a notare alcune perdite, per cui si è rivolta al medico di base che le ha consigliato di recarsi in Pronto Soccroso. La donna si è recata alle Cliniche San Pietro a Sassari, al pronto soccorso di ginecologia.
La donna è stata accolta dal personale di turno presso il nosocomio. Ha atteso nel gazebo allestito all’esterno della struttura soltanto dieci minuti, erano le 10:15 circa. Il personale le ha fatto le domande di rito, come età, possesso del Green Pass e numero di vaccinazioni contro il Covid effettuate. Ma è proprio qui che le cose hanno preso una piega ben diversa: per poter entrare nel Pronto Soccorso e ricevere assistenza la donna doveva esibire un tampone molecolare negativo, e non rapido. Lei ha risposto che non aveva fatto il tampone e che avrebbe dovuto ricevere la terza dose tra un mese. “Per farla accedere al pronto soccorso deve fare un tampone molecolare, ma qui non lo abbiamo, ci sono solo i veloci. Ne faccia uno privatamente lunedì e poi torni per la visita” – così le avrebbeto detto in Pronto Soccorso secondo quanto riportato da Il Fatto Quotidiano Extra.
Si valuta una denuncia
Verso le 10:30 Alessia esce dalla clinica con l’indicazione di assumere della tachipirina se proprio non riusciva a gestire le perdite. Tale circostanza viene negata categoricamente dal primario della clinica di ginecologia e ostetricia, Giampiero Capobianco. Con il passare del tempo, nel giro di minuti, i dolori peggiorano.
La donna avvisa il suo compagno Enzo ma nel giro di mezz’ora la creatura che portava in grembo cessa di esistere. “Nell’arco di mezz’ora non abbiamo potuto fare nient’altro perché ormai il bambino non c’era più” – questa è l’amarissima contastazione di Alessia Nappi. Adesso insieme al compagno i due si sono rivolti ad un legale per vedere se ci siano gli estremi per una denuncia. Dai sanitari della clinica il tampone rapido è considerato inattendibile, in quanto in passato diverse persone si sono sottoposte a questo tipo di test e poi sono scoppiati dei focolai di Covid.
“Ci dispiace molto per la signora ma escludo ogni nostra responsabilità” – così ha detto Capobianco ai media locali e nazionali. Il primario ha altresì dichiarato che “dobbiamo proteggere al meglio il palazzo dai focolai. Il rischio è troppo grande per le pazienti ricoverate”. Sulla vicenda si attendono ulteriori dettagli. Nei trenta minuti trascorsi dall’uscita della struttura sanitaria fino alla perdita del bimbo Alessia e Enzo avrebbero chiamato anche le forze dell’ordine, che le avevano dato indicazioni di presentarsi all’ospedale civile.