Sacchetti biodegradabili per frutta e verdura: li paghiamo solo in Italia (2 / 2)

L’Italia in questo modo, probabilmente, ha anticipato quello che potrebbe accadere in tutta Europa fra qualche anno, anche se la modalità esecutiva adottata dal governo italiano non era espressamente indicata nella direttiva comunitaria.

Immediatamente è scattata la polemica e i consumatori annunciano una vera e propria rivolta non tanto per i pochi centesimi previsti per l’acquisto delle buste ma per una questione di principio.

Se è vero che 1 centesimo a busta potrebbe non essere una spesa insostenibile anche per i più poveri, è anche vero che alla fine dell’anno i volumi complessivi di sacchetti commercializzati potrebbero far crescere notevolmente le casse dei produttori come la Novamont alla cui guida si trova Catia Bastioli e che ha sviluppato una tecnologia per la produzione di bioplastica biodegradabile è composta abile.

Secondo alcune stime i consumatori si ritroveranno a sborsare pochi euro ogni anno fino ad un massimo di circa € 15 per l’acquisto dei sacchetti per la frutta e verdura.

Stando ad alcune dichiarazioni, sembra però che i sacchetti, in qualche modo gli utenti li abbiano sempre pagati dal momento che il loro costo era già stato distribuito sul prezzo di vendita del prodotto finale.

In questo modo, invece, il cliente ha evidenza già sullo scontrino del costo della busta che sta acquistando e può in questo modo prendere coscienza del proprio comportamento e modificare magari le proprie abitudini nel rispetto dell’ambiente garantendo una miglior attenzione nello smaltimento dei rifiuti.