Una storia tutta all’italiana, non c’è che dire. Una di quelle storie che ci fanno pensare che l’Italia non cambierà mai: è un Paese senza via d’uscita. Ad Asti, infatti, l’ex direttore dell’Agenzia territoriale per la casa della città piemontese era stato colto ‘con le mani nella marmellata’, e che marmellata… Piero Santoro, questo il nome dell’uomo in questione, era stato accusato di aver sottratto un’ingente somma all’azienda che dirigeva. Si parla di una cifra enorme: circa 8,5 milioni di euro, intascati da Santoro a scapito di chi ne aveva davvero bisogno, vale a dire i beneficiari di sussidi per le case popolari.
L’istituto che Santoro dirigeva, infatti, gestiva (e gestisce tuttora) circa 2.000 alloggi nel territorio dell’astigiano e, l’uomo, accusato di appropriazione indebita e peculato, è stato condannato, ma ha deciso di patteggiare: 4 anni e 2 mesi, dice la sentenza. E fin qui, sembra proprio che la giustizia abbia fatto il suo corso. In realtà, la vera (triste) storia comincia qui. Piero Santoro, infatti, ad oggi non ha ancora fatto un giorno di carcere, né, almeno per questo reato, lo farà mai.
Incredibile? Sì, ma non per la legge italiana. Quest’uomo, infatti, non ha scontato nemmeno un giorno della sua condanna per il seguente motivo: la depressione. Un motivo serio, per carità, che ogni anno colpisce migliaia di persone. Ma la depressione e l’ansia di Santoro sono dovute ad un motivo preciso: la perdita del lavoro. Anche qui, argomento da trattare con le pinze, perché ci sono milioni di italiani nella sua stessa situazione. Solo che, a differenza di quest’ultimo, non hanno fatto niente per meritarsi il licenziamento e, addirittura, il carcere: ad esempio, non hanno rubato 8,5 milioni di euro.
E oltre al danno, c’è l’immancabile beffa: la Asl di Torino, città dove risiede Santoro, gli ha riconosciuto la pensione di invalidità, a causa proprio di questa depressione, dell’80%. Tradotto: l’uomo non solo non farà il carcere, ma avrà anche una pensione di 280 euro mensili.