Rosa, 15 anni, scomparsa da due mesi: no all’archiviazione

La quindicenne aveva conosciuto Alì Qasib, molto più grande di lei, in chat, un paio d’anni fa. Aveva iniziato un percorso di islamizzazione. Da due mesi è scomparsa nel nulla, ma le indagini partono, finalmente, dopo il no del gip all'archiviazione.

Rosa, 15 anni, scomparsa da due mesi: no all’archiviazione

In tre pagine, il gip del Tribunale di Napoli, Giovanna Cervo, ha disposto la riapertura del caso della minore scomparsa, dopo essere stata adescata on line da un cittadino pakistano residente a Brescia. Rosa Di Domenico è una ragazzina di Sant’Antimo nata il 22 aprile del 2002: la sua vita prima di conoscere Alì Qasib, cittadino pakistano, era normale, come quella di tutte le sue coetanee. Ora, da un paio di mesi, è scomparsa nel nulla.

I genitori di Rosa, il giorno della scomparsa, avevano immediatamente segnalato l’uomo: lo avevano già denunciato, perché costringeva la figlia, minacciandola, a seguire i precetti della donna musulmana, in un percorso di islamizzazione, e – nel contempo – la usava per scambi di foto dal contenuto pedopornografico: la ragazza, ultimamente, aveva paura. L’inizio di una trafila giudiziaria, il gip del Tribunale di Napoli, in evidente ritardo, cerca di comprendere cosa sia accaduto.

Lo scorso 24 maggio, Rosa non torna a casa, non era andata neppure a scuola la mattina. Aveva conosciuto Alì Qasib, molto più grande di lei vicino alla trentina, in chat due anni prima: inizia l’incubo per la famiglia di Rosa, e il loro penalista – Maurizio Lojacono – presenta più di una denuncia. La loro battaglia per ottenere una vera inchiesta, finalmente, è partita.

Della scomparsa di Rosa si era occupata, numerose volte, la trasmissione di Rai Tre “Chi l’ha visto” condotta da Federica Sciarelli. “Occorre svolgere ulteriori indagini finalizzate ad accertare i fatti denunciati e identificare i soggetti coinvolti nella vicenda“, ha sentenziato il giudice: principierà la raccolta di testimonianze della famiglia, degli amici di Rosa, e il sequestro del computer per analizzare i profili social.

Il gip ha disposto anche l’acquisizione dei filmati della trasmissione televisiva “Chi l’ha visto” che aveva intervistato il padre di Alì: l’uomo aveva confessato all’inviato di non vedere il figlio dal novembre scorso a causa di una discussione. Perché tale investigazione non è stata condotta immediatamente? Due mesi perduti sono un’eternità difficilmente recuperabile.

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