Solo quattro anni fa uccise con un pugno un’infermiera a Roma e adesso è già tornato in libertà.
È tornato in libero Alessio Burtone, il giovane che nella stazione Anagnina della metropolitana a Roma, uccise con un pugno l’infermiera di origini rumene Mariciac Hahaianu.
La vicenda dell’infermiera, che risale a quattro anni fa, fece molto scalpore per l’incredibile violenza ed efferatezza con cui questo giovane si avventò contro l’infermiera, sferrandole un pugno violentissimo che ne provocò la morte.
Allora il giovane fu condannato a 8 anni per omicidio, ma dopo solo metà della pena Alessio Burtone è tornato in libertà. Adesso è stato affidato ai servizi sociali. Secondo quanto deciso dal giudice, infatti, il giovane potrà uscire di casa, andare a lavoro o in palestra ma deve fare ritorno a casa entro le 8 di sera. Una restrizione che, però, non sembra bastare alla famiglia dell’infermiera che non ritiene giusto rimettere in libertà il responsabile della morte della donna dopo soli 4 anni dalla sua condanna.
La vicenda di questa infermiera rumena già ai tempi fece molto discutere, ma torna adesso a creare scalpore facendo discutere ancora una volta sulle pene inflitte per reati gravi come quello di questa donna, che spesso non vengono ritenute bastevoli dall’opinione pubblica.
Una vera e propria polemica, quindi, intorno alla scarcerazione di Alessio Burtone, che ha pagato un omicidio efferato con soli 4 anni di carcere, troppo pochi per la famiglia, peraltro tenuta all’oscuro di tutto fino all’ultimo. “I parenti hanno saputo della scarcerazione di Alessio Burtone dalla tv: sono furiosi e non riescono a farsi una ragione del fatto che un uomo, accusato della morte di un altro individuo, sia libero dopo soli 4 anni” ha dichiarato l’avvocato Alessandro Di Giovanni, difensore dei familiari dell’infermiera uccisa.
“In questi casi è davvero difficile spiegare a uno straniero che questa è la legge italiana. I giudici del Tribunale di sorveglianza hanno solo applicato la legge. Il problema è a monte: si stanno depenalizzando reati socialmente pericolosi con il rischio che i cittadini non vengano più tutelato e si arrivi alla paura di uscire di casa” conclude il legale.