Roma: poliziotto a giudizio per abuso di potere su ragazza calpestata

Le immagini risalgono alla manifestazione del 12 aprile 2014, quando un'attivista fu colpita da un agente mentre si trovava a terra, impossibilitata a difendersi. Sarà il giudice a stabilire se c'è stato un abuso di potere

Roma: poliziotto a giudizio per abuso di potere su ragazza calpestata

La vicenda accaduta lo scorso 12 aprile 2014 durante una manifestazione è documentata da alcune immagini che mostrano senza alcun dubbio i fatti avvenuti: la violenza di un uomo in divisa che ha causato una smorfia di dolore ad una ragazza, e un anfibio nero che la calpesta mentre è stesa in terra e un amico tenta di ripararla col proprio corpo.

Sarà adesso compito del giudice stabilire se la foto che ritrae l’agente Massimiliano Addario mentre sormonta con il piede Deborah Angrisani, un’attivista caduta in strada, sia frutto di uno scatto da fraintendere oppure la prova schiacciante che si tratti invece di un abuso di potere.

Il pm Eugenio Albamonte ha disposto che Addario sia processato a giudizio. L’ agente, che fa parte del nucleo artificieri antisabotaggio della questura di Roma, è accusato di lesioni aggravate da motivi non giustificabili e da circostanze che impediscono alla vittima di difendersi. A rendere molto chiara l’azione di Addario è una fotografia che ha fatto il giro del web.

Nell’accusa rivolta ad Addario è scritto: “Il poliziotto dopo una carica delle forze dell’ordine fatta per disperdere un gruppo di manifestanti violenti, senza giustificazione, nello svolgimento del servizio, cagionava lesioni alla Angrisani, sormontandola con il proprio peso mentre si trovava a terra e sottoposta al controllo di altri appartenenti alla polizia”.

Secondo gli inquirenti, Addario avrebbe colpito con l’anfibio la ragazza per farle sentire maggiormente il dolore. Per questo il pm aveva chiesto la sospensione dal servizio dell’agente, richiesta però rifiutata dalla Procura. Il giudice, infatti, aveva giudicato la versione fornita dall’imputato attendibile, in quanto il poliziotto disse allora che pensava di essere inciampato in uno zainetto e non si era accorto che si trattava di una ragazza. Il magistrato aveva dunque creduto alla giustificazione dell’agente, che diceva di guardare verso l’alto durante la manifestazione, perché aveva paura di essere colpito da ordigni esplosivi. Inoltre, l’agente indossava anche un casco che gli impediva la vista integrale di ciò che accadeva intorno.

Il gip nell’ordinanza con la quale respinge l’interdizione per Addario ha scritto: “il gesto, se ritenuto volontario, sarebbe grave poiché compiuto nei confronti di una ragazza priva di difese, commesso da persona animata da disprezzo e da una crudeltà e un accanimento gratuiti”. Adesso il giudice stabilirà se c’è stato abuso di potere oppure no.

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