Stanno suscitando molto scalpore all’interno dell’opinione pubblica le frasi pronunciate in chat da alcuni carabinieri dopo l’arresto di Finnegan Lee Elder e Christian Natale Hjorth, i due americani accusati dell’omicidio del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega il 26 luglio 2019, mentre il militare si trovava in servizio per le strade del rione Prati a Roma. Da allora proseguono serrate le indagini e i due indagati sono stati già condannati in primo grado all’ergastolo.
Accanto al procedimento penale a carico dei due americani c’è quello che vede coinvolto il carabiniere e maresciallo capo Fabio Manganaro, il militare che bendò Natale durante l’interrogatorio. Le chat appartengono proprio a questo filone processuale. In queste ore la vicenda ha assunto contorni assolutamente inaspettati, in quanto Il Corriere della Sera ha pubblicato appunto il contenuto di alcune chat intercorse tra alcuni militari dell’Arma, subito dopo il fermo dei due americani. C’è chi si augura che gli si faccia fare la fine di Stefano Cucchi, chi invece invoca condanne di morte. L’Arma è rimasta sconcertata da quanto raccolto dalla Procura di Roma e ha inviato una nota stampa.
Nota dell’Arma dei carabinieri
“L’Arma ha appreso che, nell’ambito del processo a carico del maresciallo capo Fabio Manganaro, per la vicenda del bendaggio di Gabriele Natale Hjorth, sono stati depositati atti di un consulente esterno della Procura relativi a contenuti di alcune chat intercorse tra militari dai toni offensivi ed esecrabili” – così comincia la nota diffusa poco fa dal Comando Generale dell’Arma dei carabinieri.
“Non appena gli atti con i nominativi dei militari coinvolti saranno resi disponibili, l’Arma avvierà con immediatezza i conseguenti procedimenti disciplinari per l’adozione di provvedimenti di assoluto rigore” – così termina la nota del Comando Generale. Le frasi sono di una crudeltà assoluta. Un carabiniere avrebbe detto addirritura di “squagliare nell’acido” Finnegan e Natale.
Sulla vicenda sono intervenuti anche gli avvocati difensori di Fabio Manganaro, i quali hanno specificato che nelle conversazioni pubblicate in queste ore dai giornali nazionali non figura assolutamente il loro assistito, completamente estraneo ai fatti in questione. Per i legali del maresciallo capo le chat dimostrano in maniera incontrovertibile “in quale contesto il maresciallo Manganaro ha operato ed è riuscito a garantire l’incolumità del fermato”.