Roma, il raid dei Casamonica nel bar: botte ad una disabile e bottigliate al barista

Botte all'interno di un bar ad un disabile e al barista. La Procura indaga sui Casamonica.

Roma, il raid dei Casamonica nel bar: botte ad una disabile e bottigliate al barista

Le drammatiche immagini del raid del clan dei Casamonica in un bar avvenuto la domenica di Pasqua a Roma. Due membri del clan dei Casamonica entrano in un bar nella periferia sud est della capitale per acquistare delle sigarette, pretendendo di essere serviti subito e per primi.

Una donna disabile tenta di ribellarsi e la prendono a cinghiate, a calci e a pugni. Inoltre le prendono il telefono e lo scaraventano via minacciandola di ammazzarla se avesse chiamato le forze dell’ordine. I due vanno via ma dopo mezz’ora si ripresentano nel bar e colpiscono a bottigliate il barista, un giovane romeno.

Il motivo per il quale hanno deciso di colpirlo è sempre lo stesso, perché non li ha serviti per prima. Il locale viene completamente distrutto e il giovane ragazzo viene lasciato sanguinante. I due membri del clan appartengono alla famiglia Casamonica e Di Silvio, la Procura ha aperto una inchiesta sul raid avvenuto nella domenica di Pasqua in un bar di via Salvatore Barzilai a Roma.

Un procedimento avviato per reati di lesioni, danneggiamento, minacce ed è stato affidato alla Polizia. In Caserma sono stati chiamati in causa Antonio Casamonica e il cugino Alfredo Di Silvio, tutti gli accertamenti del caso saranno svolti dal commissariato Romanina dopo la denuncia presentata dalla donna disabile che è stata brutalmente colpita. La Raggi condanna: “Le istituzioni non abbassano lo sguardo”.

L’episodio avvenuto qualche settimana fa è una vera e propria esibizione di forza mafiosa, una brutale violenza per spaventare chi non ha accolto gli ordini del clan. Il clan dei Casamonica spadroneggia da anni Cinecittà e Tor Bella Monaca e si guadagna da vivere con usura e droga.

I due membri avevano preteso di essere serviti per prima ed hanno massacrato una disabile perché si era “permessa” di intromettersi in una questione d’onore. In quella parte di Roma, questo clan ha vedette in ogni punto e questo è anche un modo per intimorire chiunque osi sfidarli e celebrare la Potenza criminale.

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