Roma, boom di tamponi Covid su bambini piccoli

A Roma si è verificato un forte incremento di tamponi per il Covid-19, essi sarebbero stati effettuati anche su bambini molto piccoli. I genitori, forse allarmati da tanta puntigliosità, chiedono di evitare la procedura almeno nelle situazioni meno gravi.

Roma, boom di tamponi Covid su bambini piccoli

A Roma, complice anche la riapertura delle scuole e degli asili infantili, molti genitori si sono ritrovati ad avere a che fare con i tanto temuti tamponi per il Covid. Ad essere sottoposti al test anche, e soprattutto, i bambini molto piccoli, già naturalmente predisposti ai classici malanni di stagione. I genitori, ma anche gli insegnanti, avendo le mani legate dai certificati medici necessari per la riammissione a scuola dopo qualche giorno di malattia, si starebbero chiedendo se tali esami risultino davvero necessari e non solo un eccesso di zelo.

Lavinia, ad esempio, è una bambina di soli 23 mesi e residente nella Capitale: qualche giorno fa, stando a quanto raccontato dalla madre, l’asilo l’ha rimandata a casa per alcuni sintomi del raffreddore. Dopo aver contattato, come da prassi, la pediatra della Asl, i genitori hanno dovuto portare la bambina al pronto soccorso del Bambino Gesù per sottoporla al tampone, che fortunatamente è risultato negativo. La stessa sorte è toccata alla famiglia di Leonardo, il bambino di 4 anni che, dopo nemmeno 24 ore di febbre a 37,5 e senza la visita del pediatra, si è visto prescrivere il tampone. E di bimbi come Lavinia e Leonardo, nei giorni scorsi, ce ne sono stati parecchi.

Le domande dei genitori

La naturale domanda dei genitori che si trovano ad affrontare il rientro a scuola, di qualsiasi grado, sorge spontanea: i tamponi sono davvero così necessari? In molti, infatti, avrebbero avanzato dei dubbi circa la reale esigenza di un test tanto fastidioso ed invasivo per un raffreddore o qualche colpo di tosse. La mamma di Lucrezia, 3 anni, ad esempio sottolinea l’evidenza che, chiunque sia a contatto con bambini in età pediatrica, è a conoscenza del fatto che durante l’anno possono presentarsi diversi episodi di influenze intestinali, febbre, raffreddori e faringiti.

In tal caso, almeno per gli scolari, si potrebbe prendere in considerazione il tampone salivare, che per lo meno risulta poco invasivo. La Regione Lazio, in questo senso, starebbe procedendo per la sostituzione dei comuni tamponi rapidi nelle scuole, con quelli salivari; il risultato arriverebbe in tre minuti, sul modello del test di gravidanza: dopo aver prelevato un campione di saliva con un cotton fioc, sarà possibile appoggiarlo sul tampone ed attendere l’esito per i minuti indicati.

La scuola ed il pediatra

Le scuole, d’altro canto, hanno le mani legate: nella regione Lazio, ma anche in altre zone d’Italia, è necessario il certificato medico per essere riammessi in classe dopo un periodo di assenza. Il segretario nazionale Simpef-Sindacato medici pediatri di famiglia, Rinaldo Missaglia, però avrebbe invitato i genitori e gli insegnanti a non avere eccessive paure: secondo lui, infatti, sarebbe necessario “Interpretare segni e sintomi e fare diagnosi differenziale senza sospettare Covid a ogni naso che cola”.

Lo stesso specialista, inoltre, consiglia di non limitare l’indicazione alla sola presenza di una febbre leggera, la quale potrebbe avere un significato scarso se presa nella sua singolarità, ma di valutare la presenza di eventuali altri sintomi associati. Missaglia, infine, invita genitori ed insegnanti ad avere una maggiore coscienza nell’inquadrare i soggetti da sottoporre al tampone: un rapido innalzamenti di temperatura, ad esempio, può indicare una reale infezione, mentre un rialzo graduale potrebbe essere semplicemente di tipo metabolico.

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