La denuncia arriva da Cgil, Cisl e Uil del Lazio: l’Asl di Roma avrebbe richiesto a 3mila dei suoi dipendenti i soldi per i buoni pasto del 2008, per una cifra che supera i 2 milioni e 300mila euro; in base ai turni svolti dal personale, si tratta di un rimborso che prevede somme dai 500 ai 1300 euro a dipendente. Il direttore generale dell’Asl Roma H, Fabrizio D’Alba, spiega così la spiacevole situazione: “Purtroppo, con quell’accordo non sono state rispettate alcune norme e lo stesso ministero dell’Economia ha certificato la cosa. Noi come azienda siamo obbligati in questo caso a recuperare i soldi, al momento però abbiamo inviato ai dipendenti ed ai sottoscrittori dell’accordo stesso solamente una lettera di messa in mora per evitare che scadano i termini di prescrizione; non c’è una data di scadenza per la restituzione dei soldi“.
Secondo i sindacati, però, la vicenda sarebbe andata diversamente. Spiega la sua versione dei fatti Marco Giobbi: “La direzione generale della Asl, poiché nell’azienda sanitaria non c’è una mensa interna, nel 2007 ha stipulato questo accordo, di concerto con i sindacati di categoria, per aumentare l’importo del buono pasto da 2 euro e mezzo a 5 euro, per adeguare il prezzo del buono pasto all’aumento del costo della vita. L’accordo è stato redatto rispettando le prescrizioni di legge; ma, ipotizzando anche una qualsivoglia irregolarità commessa dalla direzione, per quale motivo dovrebbero pagare i dipendenti?“.
Durante questi anni, in cui si era già riproposta la questione, sono oltre 100 le sentenze che davano torto all’Asl, “ma anche altre che gli hanno dato torto”, precisa Fabrizio D’Alba, “per stabilire definitivamente cosa fare stiamo aspettando il secondo grado, ed in base anche a come si pronuncerà la magistratura vedremo se e come recuperare l’eventuale maltolto“. Ribatte Giobbi: “L’azienda continua a chiedere soldi come se nulla fosse, attuando anche una sorta di intimidazione nei confronti dei sindacati di categoria”.