Le indagini dei Ros hanno consentito alla Guardia di Finanza di eseguire una serie di arresti a Roma per “associazione di stampo mafioso”: l’operazione si è conclusa con 37 arresti che hanno portato 8 persone ai domiciliari, e vari sequestri di beni per un totale di 200 milioni di euro.
Un aggrovigliato sistema di corruzione prevedeva appalti e finanziamenti pubblici aggiudicati alle aziende municipalizzate, e gestiva anche gli interessi sui centri di accoglienza. Gli arrestati sono accusati di associazione di tipo mafioso, usura, estorsione, turbativa d’asta, e ancora false fatturazioni, riciclaggio e altri reati di natura molto grave.
Leader del sistema l’ex terrorista dei Nar Massimo Carminati, che gestiva l’organizzazione impartendo compiti e intratteneva rapporti con politici e pezzi grossi dei servizi segreti. Coinvolto negli arresti anche l’ex ad dell’Ente Eur, Riccardo Mancini e l’ex presidente di Ama, Franco Panzironi, che ricevevano contributi onerosi per il loro intervento.
Indagati anche l’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno, che si dichiara totalmente estraneo ai fatti e, a suo dire, lo dimostrerà, il consigliere regionale Pd Eugenio Patanè, quello del Pdl Luca Gramazio, e Mirko Coratti, il presidente dell’Assemblea. Perquisiti uffici e abitazioni ma ancora altri nomi sono coinvolti e presto saranno resi noti.
L’operazione, coordinata dal procuratore capo della procura di Roma Giuseppe Pignatone ha permesso di smantellare un’organizzazione che da almeno dieci anni opera indisturbata, e ha consentito ad alcuni personaggi mafiosi di mettere le mani ovunque. Risalire a tutto l’intreccio è stata un’impresa ardua, ma una volta trovato il filo è stato più facile sciogliere la matassa e far crollare i colpevoli.
L’inchiesta è stata denominata “Mondo di mezzo”, e ha coinvolto anche numerose attività commerciali e personaggi insospettabili coperti da corazze rispettabili. Nei confronti degli arrestati è stata avanzata l’ipotesi del 416 bis, e ben 51 persone appartenenti ai clan Fasciani e Triassi di Ostia risultano raggiunte da questo provvedimento. In una città come Roma dove l’associazione mafiosa è sempre stata contestata perché inesistente questa inchiesta ha fatto emergere una voragine che difficilmente potrà riportare tutto come prima e si concluderà con la sentenza di primo grado. Reato per cui a Roma, nessuno mai è stato condannato. Perché, come in un refrain, per anni si è continuato a dire che la mafia a Roma non esiste. Almeno fino a oggi.