Ristoratore rovinato dal lockdown brucia bollette in strada: "Noi additati come untori"

L'episodio si è verificato a Teramo, protagonista della vicenda è un 28enne titolare di una nota attività ristorativa della città, che ha raccontato che le bollette continuano ad arrivare nonostante il bar sia chiuso a causa delle restrizioni.

Ristoratore rovinato dal lockdown brucia bollette in strada: "Noi additati come untori"

Manuel è un 28enne di Teramo che diverso tempo fa ha deciso di aprire una sua attività commerciale, precisamente un bar. Lo ha fatto nel centro della città e in breve tempo il suo locale è diventato meta di ritrovo di tante persone, sia giovani che meno giovani. Ma anche il ragazzo ha dovuto fare i conti con la pandemia provocata dal coronavirus Sars-CoV-2 e con le relative restrizioni imposte dal Governo centrale per contenere il contagio. Adesso Manuel non ce la sta facendo più, in quanto le tasse le continua a pagare nonostante l’attività sia chiusa. Al bar non entra più neanche un euro. In tutto questo anche le bollette continuano ad arrivare, nonostante i consumi siano pari quasi a zero. Ed è per questo che ha deciso di effettuare un gesto simbolico. 

Nelle scorse ore il 28enne si è seduto fuori dal suo locale e ha cominciato a bruciare tutte le bollette, una per una. Poi ha pubblicato un lungo post sui social in cui critica aspramente i provvedimenti presi dall’Esecutivo in materia di contenimento della pandemia. Secondo il giovane la categoria dei ristoratori è stata additata come “untori” senza nessuna base scientifica. Infatti, subito dopo il primo lockdown, la situazione per queste attività sembrava essere tornata normale, ma le cose sono cambiate in autunno, quando una nuova serie di chiusure a livello nazionale ha decretato un altro momento difficile per bar e ristoranti. 

La categoria più colpita, insieme al turismo

“Faccio parte del settore più colpito dalle segnalazioni della nuova frontiera dei vigili da balcone”. Queste sono le durissime parole di Manuel, che con questa frase ha voluto mostrare tutto il disappunto sul comportamento che ha la gente comune di tali attività. Molte persone infatti, notando degli assembramenti (vietati) in questi locali hanno subito composto i numeri di emergenza di polizia e carabinieri mandando pattuglie sul posto. All’arrivo dei militari sia per i titolari che per gli avventori le multe sono state, e sono tutt’ora, salatissime. 

Secondo Manuel il lockdown ha messo la gente uno contro l’altro, dove il singolo conta più della comunità. Il ragazzo ritiene che questo atteggiamento non sia proficuo, in quanto l’unica strada per poter porre fine a tutto questo è “combattere insieme contro l’incapacità e l’inefficienza della macchina pubblica”, che a detta di Manuel è buon soltanto a occupare i salotti televisivi per annunciare provvedimenti e restrizioni che stanno uccidendo l’economia e la società.

Grazie a questo suo gesto simbolico Manuel spera che tutta la categoria di ristoratori si unisca alla sua protesta, facendo capire una volta per tutte al Governo che la ristorazione è un settore essenziale per la sopravvivenza di tante famiglie, ma anche per la gente comune, che in questi locali trova svago e divertimento magari dopo una giornata di lavoro. I ristoratori sono tra gli imprenditori più colpiti dalla pandemia, insieme agli operatori turistici e a tutto il settore dell’entertainment: si pensi ad esempio alle discoteche o al settore crocieristico. 

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