PESCARA – Momenti di grande tensione all’interno della casa circondariale di San Donato, dove un detenuto con problemi psichiatrici ha rischiato di soffocare mentre consumava il pasto. L’episodio, avvenuto nel pomeriggio, ha richiesto un intervento immediato del personale penitenziario, che si è accorto della situazione critica e ha tentato di soccorrere l’uomo prima dell’arrivo del 118. L’allarme è scattato in pochi istanti: il detenuto ha mostrato evidenti segni di soffocamento, rendendo necessario l’intervento tempestivo degli agenti di polizia penitenziaria e degli operatori sanitari presenti nella struttura.
Dopo i primi tentativi di disostruzione, il personale ha richiesto l’intervento di un’ambulanza, che ha trasportato l’uomo d’urgenza all’ospedale di Pescara. Una volta arrivato al pronto soccorso, il detenuto è stato immediatamente stabilizzato dai medici, ma le sue condizioni restano gravissime. La prognosi è riservata e il rischio di complicazioni è elevato. In seguito al ricovero, su disposizione del giudice, è stato deciso di non mantenere più la sorveglianza fissa presso il nosocomio.
Le denunce sulle condizioni delle case circondariali
L’episodio ha acceso nuovamente i riflettori sulle difficili condizioni del sistema carcerario italiano, soprattutto in riferimento alla gestione dei detenuti con patologie psichiatriche. La vicenda è stata commentata dal segretario generale del Sindacato Polizia Penitenziaria (SPP), Aldo Di Giacomo, che ha espresso forte preoccupazione: “Ci auguriamo che il detenuto possa salvarsi. Dall’inizio dell’anno sono già 70 i detenuti deceduti nelle case circondariali italiane: mai così tanti in così poco tempo.
Questo dato bruttissimo evidenzia le gravi carenze del nostro sistema penitenziario, soprattutto nella gestione sanitaria e nella tutela dei detenuti più fragili. Non si può andare avanti così”. Secondo Di Giacomo, episodi come questo confermano la necessità di una riforma urgente del sistema carcerario, con particolare attenzione ai detenuti affetti da patologie mentali. Il sindacato denuncia da tempo la mancanza di strutture adeguate e di personale specializzato in grado di gestire casi così delicati, sottolineando come le condizioni di sovraffollamento e la carenza di assistenza sanitaria contribuiscano a rendere le case circondariali italiane sempre più pericolose, sia per i detenuti che per il personale che vi opera.
Indagini in corso
Le autorità competenti hanno avviato accertamenti per ricostruire con precisione le dinamiche dell’episodio e verificare se vi siano state eventuali negligenze nell’assistenza al detenuto. La procura potrebbe disporre ulteriori verifiche per chiarire se il soccorso sia stato tempestivo e se vi fossero criticità nella gestione del detenuto prima dell’accaduto. Il caso si inserisce in un contesto più ampio di allarme sulla gestione delle case circondariali italiane, già oggetto di denunce per il crescente numero di gesti estremi, episodi di crudeltà e casi di mancata assistenza sanitaria. La speranza, ora, è che l’uomo possa riprendersi, mentre il dibattito sulla necessità di una riforma carceraria si fa sempre più acceso.