Rimini, scopre la foto della moglie morente in un pacchetto di sigarette: causa alla multinazionale del tabacco

Choc per un uomo in provincia di Rimini che, comprando un pacchetto di sigarette, ha scoperto la foto della moglie morente in ospedale: causa alla multinazionale del tabacco.

Rimini, scopre la foto della moglie morente in un pacchetto di sigarette: causa alla multinazionale del tabacco

Un vero choc quello che ha vissuto un uomo di 50 anni di Misano Adriatico, in provincia di Rimini, che ha trovato la foto della moglie intubata e morente in ospedale stampata su un pacchetto di sigarette. Un’immagine che lo stesso 50enne non ha idea di come sia stata scattata e successivamente resa pubblica, soprattutto perché la donna è morta per cause ben differenti da quelle legate al fumo.

L’uomo ha deciso di andare in fondo a questa vicenda, chiedendo aiuto all’avvocato Guglielmo Guerra per fare causa contro la multinazionale di tabacco che si è presa questa libertà senza alcun tipo di autorizzazione. 

Da anni ormai nei pacchetti di sigarette sono state inserite delle foto piuttosto forti con lo scopo di far riflettere il fumatore riguardo alle proprie condizioni di salute. Non è nuova la notizia che vede alcuni familiari riconoscere in queste immagini personali i propri cari, senza comprendere quando siano state scattate queste foto e chi abbia deciso di inserirle. Proprio com’è accaduto a questo signore della provincia di Rimini, che ora chiede un risarcimento di 100 milioni di euro.

La risposta della multinazionale

La risposta della multinazionale del tabacco, che si è vista ricevere la nota da parte dell’avvocato Guerra, non si è fatta attendere. L’avvocato ed il suo assistito sono stati informati che le immagini utilizzate per i pacchetti di sigarette sono “tassativamente indicate e incluse negli elenchi stabiliti dalla normativa europea e dalla legislazione nazionale“, specificando che gli operatori del settore non hanno alcuna possibilità di scelta e quindi alcuna responsabilità.

L’uomo ha anche aggiunto che nella risposta ricevuta si consigliava di rivolgersi al dipartimento della Commissione Europea o al ministero della Salute per arrivare a comprendere al meglio l’accaduto, ed il 50enne ed il suo avvocato sono pronti a proseguire la loro battaglia fino a quando non sarà stata fatta giustizia.

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