La sesta sezione della Corte di Cassazione ha emesso oggi la sentenza sulla strage di Rigopiano, confermando la condanna a 1 anno e 8 mesi per l’ex prefetto di Pescara Francesco Provolo e disponendo un nuovo processo d’appello a Perugia per il sindaco di Farindola e sei dirigenti della Regione Abruzzo all’epoca dei fatti, che erano stati assolti nei due precedenti gradi di giudizio. La decisione riguarda una delle disgrazie più rovinose degli ultimi anni in Italia: il 18 gennaio 2017, una valanga travolse l’hotel Rigopiano a Farindola, in provincia di Pescara, causando il decesso di 29 persone.
La sentenza arriva dopo quasi otto anni di attesa da parte dei familiari delle persone decedute, molti dei quali erano presenti anche oggi fuori dall’aula del tribunale. Il rinvio della decisione, inizialmente attesa la settimana scorsa, aveva lasciato spazio a ulteriori tensioni. “Otto anni sono un’eternità,” aveva dichiarato Paola Ferretti, madre di Emanuele Bonifazi, una delle persone decedute.
Il procedimento, caratterizzato da perizie, ricorsi e controricorsi, ha attraversato diverse fasi, con recriminazioni e polemiche da parte dei familiari delle persone decedute. Gli stessi giudici della Cassazione, nella scorsa udienza, avevano deciso di rinviare la sentenza di una settimana per analizzare con maggiore attenzione gli atti e le responsabilità degli imputati. Il nuovo processo d’appello, che si terrà a Perugia, riguarderà il sindaco di Farindola, Ilario Lacchetta, e sei dirigenti regionali: Carlo Giovani, Carlo Visca, Pierluigi Caputi, Emidio Primavera, Sabatino Belmaggio e Vincenzo Antenucci.
Per loro, il nuovo appello sarà limitato ai capi d’accusa 1 e 2, ma c’è il rischio che alcune delle accuse possano cadere in prescrizione. Confermata invece la condanna all’ex prefetto Francesco Provolo per rifiuto di atti d’ufficio e falso. Rimane definitiva anche la condanna per l’ex gestore dell’hotel Rigopiano, Bruno Di Tommaso, mentre il tecnico comunale Luigi Colangeli, già condannato a 2 anni e 8 mesi, resta tra i responsabili individuati.
La posizione dell’accusa
Secondo il procuratore generale, una corretta gestione dell’emergenza, con un’ordinanza di sgombero tempestiva, avrebbe potuto evitare la disgrazia. Nella sua arringa finale, il pg aveva chiesto la conferma delle sentenze per gli imputati condannati in appello, l’annullamento delle assoluzioni per i sei dirigenti regionali e un ampliamento delle accuse per Provolo, che in appello era stato assolto dai capi di imputazione.
L’hotel, costruito in una zona a elevato rischio idrogeologico, fu colpito da una massa di neve e detriti dopo giorni di nevicate e scosse sismiche. La disgrazia, aggravata dai ritardi nei soccorsi e dalla gestione delle comunicazioni, sollevò interrogativi sul ruolo delle istituzioni nella prevenzione e gestione delle emergenze. I familiari delle persone decedute, tra emozioni contrastanti e la speranza che la giustizia faccia il suo corso, continuano a chiedere chiarezza e responsabilità per una disgrazia che si poteva evitare.