Una nuova perizia arriva dal gup messa sul tavolo dal 15 marzo, secondo cui, lo sciame sismico dell’Italia centrale, fu la concausa che ha sepolto l‘albergo di Rigopiano causando 29 morti, destinato a rimescolare a fondo le carte di un processo difficile, da poco incardinato nella fase dell’udienza preliminare.
Per molti dei 29 imputati potrebbe aprirsi una inaspettata via di fuga. Secondo i dati , il giorno della tragedia sul massiccio del Gran Sasso il bilancio è stato di 76 valanghe, con un totale di 105 nei due giorni seguenti e di 115 alla fine dell’anno. La tragedia risale al 18 gennaio 2017.Una furia della natura tutta concentrata nell’arco temporale 18-20 gennaio, apertosi con la sequenza sismica iniziata alle 10.25. Il secondo evento di grado 5 e l’ultima scossa della serie, 4.3 gradi alle 16.16, precedono la valanga rispettivamente di 135 e 34 minuti.
Uno studio scientifico pubblicato sulla prestigiosa rivista Frontiers in earth science a firma dei professori dell’Università d’Annunzio Tommaso Piacentini, Monia Calista, Uberto Crescenti, Enrico Miccadei e Nicola Sciarra. «Il terremoto – è la conclusione – causa una iniziale frattura di taglio all’interno di un preesistente strato debole. A causa di questa frattura, le forze agenti nel lastrone che comincia a scivolare si distribuiscono con una nuova configurazione» .Evento che gli stessi scienziati definiscono «raro ma possibile»
Le fratture, in gergo tecnico, sono cicatrici lasciate dal terremoto, mentre le scarpate sono frane di origine sismica. Una di queste, in particolar modo, non era sicuramente presente nel novembre del 2016, dice una preziosa testimonianza oculare.
Sarebbero quindi avvenute tre forti scosse di terremoto a distanza l’una dall’altra, aprono frane e fratture lungo il fianco del monte Siella che sovrasta l’Hotel Rigopiano. La neve divenuta instabile a metà del pendio, si distacca cadendo sull’hotel. Una tragedia che non si poteva evitare, rivista, secondo geologi e perizie tecniche potrebbe scagionare gli imputati.