Un giovane di 24 anni, diplomato, dopo aver ricevuto un’offerta di lavoro a tempo determinato, rifiuta il posto in un call center e adesso non ha nessun diritto di ricevere l’assegno che il padre, separato, gli inviava ogni mese. La sentenza è stata emanata dalla Corte d’Appello di Catania e decisa dai giudici dopo che il ragazzo aveva fatto ricorso. Il giovane era convinto di avere ancora diritto all’assegno di mantenimento, ma non è invece così secondo la Corte che, con la sentenza 571 del 2014, ha affermato la decisione in primo grado che annulla la possibilità del ripristino del mantenimento.
Il motivo è presto detto: la legge riconosce nel giovane il rifiuto di lavorare per mantenersi, e data l’età e le perfette condizioni fisiche, non ha alcun diritto di pretendere che a provvedere ai suoi bisogni sia il genitore. La colpa riconosciuta al giovane è di “inerzia colpevole”. Infatti, dallo studio del caso è emerso il rifiuto del ragazzo di lavorare al call center, rifiuto che non trova nessuna giustificazione. Inoltre, rifiutando il lavoro, anche se a tempo determinato, il giovane ha escluso la possibilità di fare qualsiasi esperienza lavorativa, annullando la speranza di poter cambiare successivamente la sua situazione economica.
Di conseguenza, il giovane non potrà certo cambiare nulla in futuro ma anzi la sua condizione può andare solo a peggiorare, visto che non ha denaro per mantenersi e non ha accettato neanche la minima occasione offerta per cercare di procurarselo in maniera dignitosa. Lo stato di inerzia riconosciuto dalla legge non è un caso comune solo a questo giovane catanese, ma a molti ragazzi che spesso non muovono un dito per trovare qualcosa o non accettano di lavorare. Se la disoccupazione c’è, e questo è innegabile, è pur vero che sono in molti ad essere disoccupati perché il lavoro non lo cercano oppure non accettano “quel” determinato tipo di lavoro.
La decisione dei giudici di non assegnare il mantenimento del padre dovrebbe smuovere la coscienza di questo ragazzo e fargli comprendere che il lavoro è l’unica arma per uscire da un certo tipo di situazione; a questo giovane lavorare farebbe bene, lo aiuterebbe ad essere consapevole e cosciente della sua vita. Cercare di migliorare la propria condizione è un dovere per tutti noi, per trarre il meglio dalla vita e riuscire a concretizzare qualche piccolo sogno.