Reddito di cittadinanza a mafiosi e familiari: 76 denunciati

Uomini d'onore, affiliati a clan mafiosi e familiari percepivano indebitamente il beneficio economico dato dallo Stato: per loro è scattata la denuncia.

Reddito di cittadinanza a mafiosi e familiari: 76 denunciati

Percepivano il reddito di cittadinanza, pur non avendone diritto: scattano 76 denunce tra mafiosi e loro familiari. A scoprire i fatti sono stati gli uomini del Comando provinciale dei carabinieri di Catania insieme ai colleghi del nucleo dell’ispettorato del lavoro. Stando a quanto si apprende dal sito Rainews.it, i denunciati avrebbero usufruito del sostegno economico indebitamente per diversi anni. 

Pur di ottenere il reddito di cittadinanza i 76 denunciati avrebbero prodotto e fornito informazioni false e parziali. Insomma avrebbero fatto carte false pur di avere i soldi erogati dallo Stato. Dopo aver scoperto l’appropriazione indebita e la truffa è stato deciso dalla procura di Catania l’emanazione di un provvedimento di sequestro preventivo della carte di reddito di cittadinanza. 

In seguito agli accertamenti effettuali, si è scoperto che 25 tra le persone denunciate avrebbero chiesto ed ottenuto l’emolumento pur avendo ricevuto delle condanne penali per mafia. La restante parte di denunciati sembra abbia dimenticato di dichiarare di avere nel proprio nucleo familiare persone che sono state condannate per mafia. 

Tra le 76 persone denunciate, 46 sono donne. Gli uomini del comando provinciale dei Carabinieri di Catania e del Nucleo dell’ispettorato del lavoro hanno accertato inoltre che le persone indagate hanno percepito il beneficio economico dal 2019. Tra i denunciati anche uomini d’onore e personaggi affiliati ad alcune cosche mafiose del capoluogo etneo e dintorni. 

Una cinquantina dei 76 denunciati, invece, sembra essere vicina al clan Santapaola-Ercolano. Ma ci sono esponenti anche di altri clan mafiosi, come i Mazzei, Cappello, Laudani, Cursoti Milanesi, Pillera ed altri. Il totale delle somme indebitamente percepito dal 2019 ad oggi è pari a circa 600 mila euro. 

I giudici del capoluogo etneo hanno immediatamente disposto dei provvedimenti per la revoca del beneficio economico, con efficacia retroattiva. Ma non è tutto, poiché sono state avviate d’ufficio anche le pratiche per la restituzione dell’intera somma ottenuta ma non dovuta.

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